L'arte e la cura: il dipinto di Valcarenghi in "viaggio" dentro l'ospedale di Cremona
Iniziato il percorso espositivo itinerante nei diversi reparti. Prima tappa in Neurologia, pensando a Luciano Abruzzi nel giorno del primo anniversario dalla sua scomparsa.
Ha preso l'avvio lunedì 19 aprile 2021 il percorso espositivo itinerante pensato per “Covid”, il dipinto realizzato da Ezio Vacalrenghi e donato qualche settimana fa all’Ospedale di Cremona.
L'arte e la cura: il dipinto di Valcarenghi in "viaggio" dentro l'ospedale di Cremona
Prima di trovargli una collocazione definitiva nell’atrio principale, abbiamo pensato di fargli compiere un “viaggio” dentro l’ospedale: 11 tappe per 11 reparti (Neurologia, Ortopedia, Chirurgia Generale, Terapia Intensiva, Pronto Soccorso, Nefrologia, Medicina Nucleare, Malattie Infettive, Ginecologia, Medicina e Pneumologia).
Dal 19 aprile al 5 luglio 2021, ogni lunedì, alle 14.30, l’opera passerà da un reparto ad un altro. Una sorta di staffetta estetica con un passaggio del testimone colmo di significato. Dal 5 luglio al 27 settembre 2021, il dipinto sarà esposto nella Cappella dell’Ospedale.
Alla presentazione di lunedì pomeriggio in Neurologia sono intervenuti Giuseppe Rossi (Direttore Generale ASST di Cremona), Bruno Censori (Direttore UO di Neurologia), Katiuscia Natalini (Coordinatore Ambulatori Neurofisiopatologia), Marzia Alberio (Coordinatore Neurologia) e parte dell’equipe medico-infermieristica, Don Marco Genzini (cappellano dell’Ospedale)
Il ricordo di Luciano Abruzzi
“Il percorso espositivo L’arte e la Cura ha preso avvio in Neurologia - spiega Giuseppe Rossi (Direttore Generale ASST di Cremona) - nel giorno del primo anniversario dalla scomparsa di Luciano Abruzzi, il nostro collega neurologo. Ci è sembrato un gesto denso di significato in memoria di chi ci ha lasciato, ma anche di speranza per chi è rimasto”.
“Questo dipinto mi ha molto colpito perché induce alla contemplazione. Rappresenta un pezzo di storia per l’ospedale e per la città di Cremona. Condividerlo con i sanitari e i pazienti è sembrato naturale, inevitabile - ha concluso Rossi. E’ qualcosa che unisce e dà valore alla fatica di tutti”.
“Un dipinto non è mai qualcosa di immutabile, ma cambia attraverso la fruizione, si arricchisce di significato ad ogni incontro - spiega Stefania Mattioli (Responsabile Comunicazione ASST di Cremona). Per questo abbiamo deciso di organizzare un percorso itinerante dentro l’ospedale, per far incontrare l’opera con gli sguardi di chi ha vissuto e sta vivendo l’esperienza di malattia e cura”.
“Sono convinta che la creatività riesca a dare un senso al trauma, anche mentre accade. Lo abbiamo sperimentato durante tutta l’emergenza e il dono di Ezio Valcarenghi ne è un esempio emblematico - continua Mattioli. L’Arte ci aiuta ad esprimere l’indicibile, a rappresentare ciò che non si vede; a comunicare con profondità nel silenzio. Per questo pensiamo che esporre il dipinto nei diversi reparti rappresenti un momento di cura e bellezza; una possibilità di pensiero e riflessione. Perché il linguaggio dei colori sa farsi dolore, emozione e sollievo al contempo”.
Il dipinto
Ad ispirare Ezio Valcarenghi sono state alcune delle fotografie più emblematiche scattate negli ultimi mesi dentro l’ospedale di Cremona. Ecco che ritroviamo Elena Pagliarini stremata sulla tastiera del PC, dopo la notte in pronto soccorso; il gesto di Carla Maestrini (caposala della Terapia Intensiva) verso una collega; l’abbraccio degli infermieri nascosti dalle tute protettive. Al centro, come è giusto che sia, ci sono Giorgio e Rosa, i due anziani coniugi ricoverati insieme (era la Pasqua di un anno fa) che Manuela Denti (oggi caposala del gruppo operatorio) ha fatto incontrare nella stessa stanza di degenza perché, prima del Covid, non si erano mai separati. Il dolore e la tenerezza di quel momento hanno fatto il giro del mondo. Tutti ci siamo riconosciuti, tutti ci siamo commossi.