Omicidio a Crema

Sabrina Beccalli carbonizzata nell'auto, sentenza ribaltata: Alessandro Pasini ora è colpevole

La sentenza parla giustamente di “assoluta indifferenza dimostrata” e di “pulsioni egoistiche anche al dispetto dei più elementari sentimenti di pietà”

Sabrina Beccalli carbonizzata nell'auto, sentenza ribaltata: Alessandro Pasini ora è colpevole
Pubblicato:

Dopo gli ultimi aggiornamenti sul caso di Alice Neri, la 32enne trovata lo scorso novembre carbonizzata nella sua auto nella campagna modenese, c'è anche un'altra storia, accomunata da diverse similitudini, che nei giorni scorsi ha avuto una svolta molto importante: si tratta della vicenda di Sabrina Beccalli, 39enne di Crema che il 15 agosto del 2020 fu anch'essa data alle fiamme nella sua auto nei campi. L'amico che confessò d'aver appiccato il fuoco (Alessandro Pasini, con lei nella foto di copertina) era stato assolto in primo grado dall'accusa di omicidio, ma la Corte d'Appello ha ribaltato la sentenza: è colpevole.

Le similitudini fra l'omicidio di Alice Neri e quello di Sabrina Beccalli

Due anime inquiete, quelle di Alice Neri e Sabrina Beccalli. Entrambe giovani mamme, 32 anni la prima (con una bimba di 4 anni), 39 la seconda (con un figlio già grande, di 15).

Entrambe ritrovate carbonizzate nella loro auto in aperta campagna.

Entrambe sulla loro strada si sono imbattute in uomini che avrebbero fatto meglio a non incontrare. Alice dopo una serata con un amico ha caricato in macchina uno sconosciuto 29enne tunisino, poi il consumo di cocaina, quindi la tragedia. Sabrina era andata a casa di un amico per consumare cocaina, poi la morte e il successivo rogo.

In entrambi i casi, la molla ipotizzata: un rifiuto seguito a un avance sessuale.

Sabrina Beccalli col suo assassino

Quel che distingue le due vicende è la conduzione delle indagini da parte degli inquirenti. Se a Modena non hanno sbagliato un colpo, riuscendo anche ad arrestare il presunto assassino protagonista di una repentina fuga in Francia, a Crema era andata ben diversamente: i resti del corpo carbonizzato di Sabrina erano stati, infatti, scambiati per le ossa di un cane e l'indagine era andata a scatafascio. E' anche per questo che il giudice di primo grado aveva assolto il presunto assassino, perché l'errore grossolano (le ossa erano addirittura state smaltite in un inceneritore) aveva di fatto impedito di capire come Sabrina fosse morta.

LEGGI ANCHE: Omicidio Alice Neri: mistero praticamente risolto, solo un dettaglio ancora non quadra

Sabrina Beccalli carbonizzata nell'auto, sentenza ribaltata

Sabrina Beccalli è morta intorno all'alba di Ferragosto del 2020. Era a casa dall’ex compagna di un suo amico, Alessandro Pasini. Il 48enne ore dopo (nel mezzo altri tiri di coca e baldoria con gli amici come se nulla fosse successo) caricò il cadavere nella Fiat Panda di lei, raggiunse la campagna di Vergonzana in serata e diede fuoco all’auto.

Alcuni fotogrammi ritraggono Pasini alla guida dell'auto della 39enne alle 15.11 del 15 agosto. All'interno della vettura, secondo gli inquirenti, c'è già il suo corpo senza vita della donna.  Tre minuti più tardi, Pasini, ripassa in monopattino in direzione opposta lasciando la vettura per tutto il pomeriggio accanto al seminario vescovile di Crema. Sarà solo alle 21.25 che Pasini torna all'auto sempre in monopattino, la porta in un viottolo sterrato e le dà fuoco. E' rimasto un mistero perchè Pasini abbia lascito il corpo della donna in auto per un intero pomeriggio.

Altro che mancanza di prove

Pasini in primo grado è stato condannato a sei anni di reclusione per la sola distruzione del cadavere. Il giudice Elisa Mombelli lo aveva assolto nell'ottobre 2021 per mancanza di prove dall'accusa di omicidio. Secondo Mombelli, insomma, non fu commesso un reato, facendo invece risalire la causa della morte della donna all'assunzione di stupefacenti. 

"L'indagine è stata viziata da un clamoroso errore verificatosi nelle sue fasi iniziali che, avendo determinato la irrimediabile dispersione di gran parte dei resti della donna, ha di fatto impedito di accertare il meccanismo del decesso".

In secondo grado è andata in maniera del tutto diversa. Pasini è stato condannato a 18 anni e 8 mesi (in abbreviato) il 10 marzo 2023, ma le motivazioni sono state rese note sono nei giorni scorsi.

Sabrina Beccalli

Altro che mancanza di prove: i carabinieri del Ris che con il Luminol passarono al setaccio l’appartamento e l’auto di Sabrina hanno trovato diverse tracce ematiche; poi è stata tenuta in gran considerazione la testimonianza di una vicina di casa che alle cinque del mattino sentì “due urla inquietanti” di donna, tanto che allertò pure il 112, pur senza riuscire a dire ai carabinieri esattamente da dove. Di più, sui pochi resti scampati miracolosamente all’inceneritore, la mandibola e la mascella, sono state trovate lesioni causate da un corpo contundente, una roncola con tracce di sangue sul manico rinvenuta nello sgabuzzino di casa dell’ex fidanzata di Pasini.

“Il materiale probatorio risulta univocamente orientato nel dimostrare che Sabrina Beccalli trovò la morte, in quella casa, a seguito di una aggressione violenta il cui autore non può che essere stato l’imputato stesso, la sola persona che, infatti, si trovava con la vittima al momento del decesso”, recita la sentenza.

Egoista, indifferente e senza pietà

Pasini sostenne d’aver trovato Sabrina morta per overdose in bagno e di non aver chiamato il 118 perché nel panico. In realtà si da subito metteva in atto un lucido sebbene raffazzonato piano per far sparire ogni traccia e depistare eventuali indagini, andando a comprare la benzina per incendiare auto e corpo, cancellando i messaggi scambiati con la vittima, disfandosi degli abiti della 39enne in un canale per far pensare a un suicidio.

Sabrina Beccalli

Sabrina e il suo assassino erano amici, vi sono diverse foto che li ritraggono sorridenti. Dopo l’omicidio all’alba e prima del rogo appiccato in serata, durante la giornata di Ferragosto Pasini è andato a pranzo con gli amici, ha consumato droga, ha persino fatto avance sessuali a un’altra amica via chat. La sentenza parla giustamente di “assoluta indifferenza dimostrata” e di “pulsioni egoistiche anche al dispetto dei più elementari sentimenti di pietà”.

Seguici sui nostri canali