Proposto ricorso contro l'archiviazione del caso Pamiro, per i genitori non è suicidio
Per i legali ci sono ancora molti elementi da indagare prima di archiviare il caso.
E' stato presentato ricorso contro la decisione di archiviare il caso Pamiro, riconosciuto dagli inquirenti come suicidio.
Ipotesi suicidio: disposta l'archiviazione del caso
Per gli inquirenti non ci sono sufficienti elementi che indichino la possibilità che sia stato commesso un delitto, seppur le circostanze della morte del professore di Crema siano poco chiare.
Pamiro, trovato privo di vita nella mattinata del 29 giugno 2020 in un cantiere ai Sabbioni di Crema, secondo il procuratore della Repubblica di Cremona, Roberto Pellicano, si sarebbe suicidato. il professore si sarebbe tolto la vita lanciandosi dall’impalcatura del cantiere ai Sabbioni. L’autopsia aveva infatti già rilevato che il decesso era sopraggiunto per una caduta da un’altezza di almeno 6 metri. Il buco rinvenuto sulla fronte del 44enne sarebbe stato infine causato da una pietra su cui sarebbe andato a sbattere.
Inizialmente si indagava della moglie
Fin da subito i sospetti per la morte di Pamiro erano ricaduti sulla moglie, Debora Stella, accusata di omicidio: poi a fine gennaio il pm Davide Russo ha invece avanzato un'istanza di archiviazione nei suoi confronti, non essendoci prove a suo carico. Per lo stesso motivo il Pubblico Ministero ha chiesto l'archiviazione del caso, ritenendolo ufficialmente suicidio.
Il ricorso contro l'archiviazione
Due giorni fa in Tribunale a Cremona gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Antonino Andronico, che rappresentano gli interessi dei genitori del defunto, hanno presentato ricorso contro l'archiviazione del caso.
Secondo i due legali infatti non si tratterebbe affatto di suicidio e ci sarebbero ancora molti elementi da esaminare prima di poter escludere tutte le altre ipotesi.