Nel Bresciano

La festa di Capodanno "proibita" nel resort finisce sui social: 100 clienti nei guai

Indagini in corso per accertare le responsabilità e le eventuali violazioni commesse da parte della struttura.

La festa di Capodanno "proibita" nel resort finisce sui social: 100 clienti nei guai
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La festa di Capodanno "proibita" nel resort sul lago di Garda finisce sui social: 100 clienti sanzionati.

Festa di Capodanno proibita

Festa di Capodanno con balli sfrenati, senza mascherine, con tanto di dj e vocalist. Come riporta Prima Brescia, ieri in un resort di Padenghe sul Garda in barba al Dpcm della zona rossa è stata organizzata una festa con centinaia di partecipanti. Le immagini sono state pubblicate (e poi rimosse) sui social da un noto imprenditore milanese. Tra i fotogrammi pubblicati compare anche quello di un biglietto messo su tutti i tavoli che chiedeva, vista la situazione sanitaria, di non pubblicare foto e video sui social. Ma così non è stato.

Il via vai sospetto

La festa sarebbe iniziata all’ora di pranzo, ossia quando era ancora consentito servire i pasti al tavolo ai clienti della struttura, ma sarebbe continuata fino a notte inoltrata con tanto di balli e musica ad alto volume. I residenti della zona, insospettiti dal via vai di auto, hanno avvisato le forze dell’ordine.

Il blitz della Polizia Locale

Verso le 15 è scattato il blitz della Polizia Locale. Al momento dell’arrivo degli agenti però tutti i clienti erano regolarmente seduti ai loro tavoli e non c’erano musica o balli. Oltre 100 clienti verranno sanzionati per aver violato il Dpcm che vieta gli spostamenti tra comuni in zona rossa, ha spiegato il comandante della Locale. Le indagini sono in corso anche per accertare le responsabilità e le eventuali violazioni commesse da parte della struttura. Il titolare ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video dove spiegava che l’hotel poteva restare aperto e fare ristorazione a pranzo. In merito all’avviso lasciato sui tavoli ha spiegato che volevano tutelare la privacy dei loro ospiti e non volevano alimentare l’invidia dei ristoranti che, a differenza loro, non potevano lavorare.

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