Fontana infuriato con Conte: «Sapere così di essere “zona rossa” è uno schiaffo ai lombardi»
Dopo la conferenza stampa del premier, in cui è stato di fatto annunciato il lockdown per la Lombardia a partire dal 6 novembre, il governatore ha esternato la sua rabbia per non essere stato ascoltato.
A neppure mezz’ora dalla fine della conferenza stampa nella quale il premier Giuseppe Conte ha annunciato che, a partire da venerdì 6 novembre, la Lombardia sarà “zona rossa” e quindi, per almeno due settimane, sarà nuovamente sotto lockdown, il governatore Attilio Fontana ha diffuso una nota stampa in cui esprime tutta la sua rabbia.
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Fontana infuriato con Conte: «Sapere così di essere “zona rossa” è uno schiaffo ai lombardi»
«Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra Regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile. A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica».
Valutazioni basate su vecchi dati
Per tutta la giornata del 4 novembre 2020 Fontana ha dichiarato di non essere d’accordo con le modalità con cui il Governo, attraverso il Ministero della Salute, stava “etichettando” le varie zone d’Italia nelle diverse fasce di rischio che comportano, secondo il nuovo Dpcm, misure più o meno restrittive. A parere del governatore lombardo, infatti, quelle valutazioni sono figlie di dati vecchi di diversi giorni e non della situazione attuale, conseguenza di due settimane di misure più restrittive introdotte dalla sua ordinanza numero 623 (quella che introdusse il coprifuoco).
«Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, dunque non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita», ha concluso Fontana.
Lockdown da venerdì
Proprio l’opposizione di Fontana e altri governatori ad alcuni passaggi presenti nel Dpcm hanno spinto il premier a spostare l’entrata in vigore del provvedimento dalla giornata di giovedì 5 novembre 2020 a quella di venerdì 6 novembre 2020. Gli attriti, però, non sembrano essere finiti…
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