Bagarre in consiglio

“La misura è colma”: Fontana riferisce in Consiglio regionale sulla zona rossa

Il governatore è intervenuto in aula e ha rimarcato la posizione della Giunta, scaricando le colpe su Ministero e Istituto superiore di sanità. Protestano le opposizioni.

“La misura è colma”: Fontana riferisce in Consiglio regionale sulla zona rossa
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La richiesta era arrivata venerdì, a firma di tutti i rappresentanti dei vari partiti di opposizione. E così stamattina, martedì 26 gennaio, il governatore Attilio Fontana è intervenuto in Consiglio regionale per esporre la propria situazione circa il pasticcio sui dati e sul conteggio dell’Rt che hanno portato la Lombardia, per una settimana, ingiustamente in zona rossa. Situazione che ha alzato un polverone di polemiche sull’asse Milano-Roma, con al centro anche i tecnici dell’Istituto superiore di sanità.

Bagarre in Consiglio, seduta sospesa

Da segnalare che dopo l’intervento di Fontana, la seduta del Consiglio è stata sospesa a causa della protesta delle opposizioni. A Fontana è stato infatti regalato, come presa in giro e come forma di protesta, un pallottoliere (da parte dei dem), ma soprattutto, dopo l’intervento molto critico di Michele Usuelli di +Europa, che ha chiesto trasparenza nei dati sul contagio da parte di Regione (richiesta che ieri era stata avanzata anche dai sindaci di centrosinistra della Lombardia, ossia Milano, Bergamo, Brescia, Lecco, Varese, Cremona e Mantova), Usuelli stesso si è inginocchiato davanti ai banchi della Giunta («Vi chiedo in ginocchio i dati grezzi», ha detto) e i consiglieri di Pd e Movimento 5 Stelle hanno esposto cartelli contro Fontana. In tutta risposta, i consiglieri di maggioranza hanno intonato cori da stadio contro le opposizioni. Da qui la scelte del presidente Fermi di sospendere la seduta.

L’intervento di Fontana

«Una premessa, mi scuserete se non riuscirò a mantenere la consueta pacatezza – ha esordito Fontana -, ma davvero la misura è colma e la mancanza di rispetto verso la Lombardia e i lombardi è andata oltre i limiti. Entriamo nel merito: Regione Lombardia invia tutti i giorni i dati certificati in modo corretto così come attestato dallo stesso Istituto Superiore di Sanità. Fino a questo momento i dati prodotti da Iss non erano mai stati da noi contestati, anche in considerazione del lavoro comune portato avanti. Gli indicatori complessivamente hanno avuto una loro coerenza interna nel tempo. Abbiamo sempre sviluppato nostre stime e abbiamo sempre constatato un andamento parallelo».

Il governatore è poi tornato sui punti che già aveva esposto sabato 23 gennaio in una conferenza stampa insieme all’assessore al Welfare Letizia Moratti e al direttore generale del Welfare, Marco Trivelli:

«Nell’occasione del report 35 abbiamo invece notato la discrepanza tra l’indice Rt sintomi 1.4 e il resto degli indicatori, incluso l’indice Rt ospedaliero, orientati verso uno scenario di tipo 2, che corrisponde alla zona arancione. In considerazione di tale discrepanza abbiamo ricalcolato al nostro interno l’indice Rt sintomi che risultò pari a 1.01. Per questo abbiamo chiesto una valutazione più coerente da parte della cabina di regia (formata da Ministero salute, Iss e rappresentanti delle Regioni, ndr), che tenesse conto anche del Rt ospedaliero e dell’incidenza dei nuovi casi per centomila abitanti. La stessa Cabina di Regia aveva in precedenza suggerito al Ministero di pesare maggiormente altri indicatori».

La versione del Presidente

«Contestualmente, la componente tecnica dell’assessorato si è confrontata con Iss ed è emerso che il picco di Rt sintomi era dovuto a una criticità correlata al percorso di estrapolazione di dati da parte di Iss. A valle delle interlocuzioni tecniche, abbiamo perciò chiesto all’Iss, il 19 gennaio, di procedere alla verifica del valore dell’indice Rt sintomi del report 35 per recepire le modifiche tecniche dallo stesso proposte, senza alcun reinvio dei dati del 13 gennaio».

«Il giorno successivo, invece, nell’imminenza dell’invio del flusso relativo alla settimana 36, ci è stato detto dall’Iss che non era possibile modificare il meccanismo ed è stato quindi chiesto dallo stesso Iss di inserire un valore convenzionale in un campo facoltativo per superare la difficoltà di funzionamento del percorso di estrapolazione dei dati. Senza questa operazione l’Iss non avrebbe calcolato in modo corretto il nostro Rt sintomi. Per superare l’impasse ci siamo adeguati a questa indicazione, abbiamo quindi trasmesso il 20 gennaio un flusso identico a quello della settimana precedente, con l’integrazione delle informazioni convenzionali chieste dall’Iss».

«Nessuna rettifica da parte nostra»

«Abbiamo manifestato la nostra perplessità sul metodo utilizzato e abbiamo chiesto di trovare una via strutturata di superamento del problema, come testimonia una nostra mail del 21 gennaio. Nei due giorni successivi abbiamo chiesto di verificare anche l’indice Rt sintomi del report 35, ma ci è stato risposto di dichiarare che tale richiesta doveva essere considerata una rettifica del nostro flusso; nel caso in cui non avessimo acconsentito ad ammettere di operare una rettifica dei dati, pur conoscendo il nuovo valore del Rt della settimana precedente, l’Iss ci ha comunicato che non avrebbe formalizzato il nuovo valore permettendoci così di andare in zona arancione. Abbiamo quindi formalizzato una richiesta di rivalutazione del Rt sintomi del report 35 dichiarando una integrazione di dati a seguito del confronto tecnico con Iss e su loro precisa richiesta».

«Il Comitato tecnico scientifico e la cabina di regia – ha continuato Fontana -, non potendo che prendere atto della correzione necessaria del valore di Rt sintomi della Lombardia, hanno scritto nei loro verbali, poi confluiti nella motivazione dell’ordinanza del Ministro, che la rivalorizzazione dell’indicatore era il frutto di una nostra rettifica. Ma ciò non risponde al vero. I flussi sono sempre stati inviati correttamente, come validato sempre dall’Iss ogni settimana. I nostri dati sono sempre stati coerenti con i flussi provenienti dai sistemi informativi delle Ats, mantenendo anche le eventuali incompletezze senza interventi forzati da parte di Regione. I nostri tecnici non hanno mai inserito in modo artificioso dati: a noi interessa una valorizzazione realistica della pandemia, non forzare una lettura semplificatrice».

«Quella dei guariti è una notizia falsa»

«La mancata registrazione dei guariti è una falsa notizia – ha insistito il governatore -, come si evince dai flussi pubblici, come quello della Protezione Civile che registra quotidianamente casi, guariti e decessi. Non è corretto che il destino di una Regione possa essere legato a un indicatore esile come Rt sintomi; non è possibile che i destini di milioni di persone siano affidati a dati esili, convenzionali e facoltativi. È impensabile che la compilazione di campi indicati dall’Iss come facoltativi determini la collocazione di una Regione in zona rossa».

«Se non siamo più in zona rossa è merito del ricorso al Tar»

«Proprio per questo avevamo chiesto di sospendere per 48 ore l’efficacia della ordinanza del Ministro della Salute. Per confrontarsi in uno spirito di leale collaborazione e trovare insieme una soluzione. Ciò non è avvenuto e non ci è rimasto altro che ricorrere al Tar. Senza questo ricorso noi oggi saremmo ancora in zona rossa fino alla fine del mese. Qualcun altro avrebbe potuto tacere e nessuno, magari, si sarebbe accorto di questa situazione. Ricordo che il ricorso, contrariamente a quanto sostenuto da qualche organo di stampa, prosegue nel merito e verrà implementato questa settimana con l’impugnazione dei verbali della cabina di regia e del Cts, nonché della parte dell’ordinanza del Ministero che fa riferimento ai quei verbali».

«Lombardia calunniata»

«Regione – ha concluso Fontana – è disponibile come sempre a una leale collaborazione istituzionale e a un confronto tecnico per definire parametri più completi e adeguati a descrivere il quadro epidemiologico per assumere provvedimenti appropriati. Non accetto, però, che la Lombardia venga calunniata con mistificazioni della realtà. Non per me. Non per la mia Giunta. Ma per i lombardi».

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