Il punto sulla questione

Indice Rt Lombardia errato, Fontana abbassa i toni: "Probabilmente non è colpa di nessuno"

Fine settimana di tensioni tra Regione Lombardia e Roma.

Indice Rt Lombardia errato, Fontana abbassa i toni: "Probabilmente non è colpa di nessuno"
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Quello appena passato, è stato un fine settimana di tensioni tra Regione Lombardia e Roma. Al centro della polemica, ovviamente, la questione dei dati sbagliati che hanno costretto i cittadini lombardi, per una settimana (dal 17 al 23 gennaio 2021), in zona rossa quando invece le statistiche sul contagio avrebbero dovuto portare a una zona arancione. Quest’ultima è stata “attivata” venerdì con una nuova ordinanza del Ministero della Salute, conseguente a un ricalcolo dei dati lombardi. Il punto è: chi ha sbagliato?

Lo scontro Regione-Istituto superiore di sanità

Da giorni, il governatore Attilio Fontana respinge le accuse ai suoi tecnici, affermando invece che il problema sta nell’algoritmo dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Questa versione è stata rimarcata una volta di più sabato 23 gennaio pomeriggio, in una conferenza stampa dai toni molto duri di Fontana, l’assessore al Welfare Letizia Moratti e il direttore generale del Welfare lombardo, Marco Trivelli. A questa conferenza ha fatto poi seguito un comunicato stampa dell’Iss, che finora aveva taciuto, teso a rimarcare una volta di più come l’algoritmo utilizzato sia «corretto, da aprile non è mai cambiato ed è uguale per tutte le Regioni che lo hanno utilizzato finora senza alcun problema. Questo algoritmo e le modalità di calcolo dell’Rt sono state spiegate in dettaglio a tutti i referenti regionali perché lo potessero calcolare e potessero verificare da soli le stime che noi produciamo, ed è perciò accessibile a tutti».

Fontana: «Probabilmente non è colpa di nessuno»

Fontana poi decide di abbassare i toni. Ed è forse per questo che, domenica 24 gennaio 2021, ospite del programma Dentro i fatti di TgCom24, il governatore pare aver voluto gettare acqua sul fuoco, pur mantenendo salda la sua posizione in difesa dei propri tecnici.

«Questa situazione si è verificata soltanto perché noi abbiamo lanciato l’allarme – ha detto Fontana -. Abbiamo fatto ricorso al Tar perché eravamo convinti che quella classificazione fosse sbagliata e abbiamo insistito affinché venissero affrontati tutti i problemi legati all’algoritmo. Io non mi diverto a dire “è colpa dell’Istituto superiore”, “è colpa del ministero”, “è colpa della regione Lombardia”: probabilmente non è colpa di nessuno». Fontana ha poi concluso dicendo: «Ci fidiamo di quello che decideranno a questo punto i giudici, che valuteranno se ci sono delle responsabilità».

La versione dell’Iss

Una posizione dunque decisamente meno dura, rispetto a quella tenuta nei giorni precedenti. E arrivata il giorno successivo alla diffusione, da parte dell’Iss, di un documento di otto pagine interamente dedicato proprio alla questione dei dati lombardi. In questo documento, l’Iss sottolinea come sia abitudine, il mercoledì prima del monitoraggio settimanale del venerdì, inviare a ogni referente regionale i dati calcolati sulla base dei dati ricevuti, per «una verifica e validazione, con un criterio esplicito di silenzio assenso. Regione Lombardia – si legge – non ha finora mai contestato questa stima». Anzi, come appurato da Repubblica, è stato proprio l’Iss, il 7 gennaio scorso, a inviare una mail ai tecnici regionali per sollecitare un controllo dei loro dati perché qualcosa non tornava. Mail a cui, sempre stando al quotidiano, non è mai arrivata risposta concreta rima del 20 gennaio, giorno in cui la direzione al Welfare lombarda ha inviato il consueto report settimanale con anche, però, un aggiornamento dei dati relativi alla settimana 4-10 gennaio 2021».

La famosa “rettifica” che la Lombardia nega di aver mai fatto e che, secondo il dottor Trivelli, è invece un “aggiustamento” dei dati sulla base delle indicazioni ricevute dall’Iss. Per Trivelli, l’Iss avrebbe chiesto ai tecnici regionali di inserire un campo «non obbligatorio» nel report settimanale lombardo così da eliminare una presunta anomalia nel conteggio dei casi che aveva portato all’errore del conteggio dell’Rt. Trivelli ha anche definito «una fake news» la spiegazione della vicenda che parlava di guariti conteggiati come ancora malati. In realtà questa non appare affatto come una fake news, al massimo una semplificazione di un problema tecnico/burocratico specifico poi spiegato dall’Iss nel suo documento di otto pagine.

Conteggiati anche i guariti (nessuna fake news)

L’Istituto ha spiegato che la “rettifica” della Regione concerneva «il numero di casi in cui viene riportata una data di inizio sintomi e, tra quelli con una data di inizio sintomi, quelli per cui viene data una indicazione di stato clinico laddove assente». In altre parole, i tecnici regionali, nell’aggiornamento del report, hanno ridotto il numero di soggetti con inizio sintomi conteggiati, gli unici presi in considerazione da una della variabili dell’Rt complessivo (l’Rt sintomi, appunto). Regione, nello stesso report, ha anche diminuito il numero di casi di soggetti con una data di inizio sintomi «e in cui sia segnalato uno stato sintomatico o sia assente questa informazione», mentre ha aumentato il numero di casi asintomatici o quelli notificati di «guarigione/decesso – si legge sempre nel documento dell’Iss – senza indicazione di stato sintomatico precedente».

Queste modifiche hanno tagliato di molto il numero di casi che vengono conteggiati dal monitoraggio settimanale e che, per l’Rt Sintomi (indice che sta alla base della problematica insorta), vengono presi in considerazione. In altre parole, Regione Lombardia conteggiava (per motivi non chiari o per un mero errore nella compilazione del report) anche casi che non andavano presi in considerazione ai fini del calcolo dell’Rt, anche persone guarite, come afferma esplicitamente il documento dell’Iss:

«Nell’ultimo periodo, Regione Lombardia ha classificato un gran numero di questi (soggetti inizialmente sintomatici, ndr) come guariti senza uno stato clinico riportato. Questi casi sono stati quindi esclusi in quanto presentavano un dato incongruente».

Per la precisione, si parla circa novemila casi in più: 14.180 invece di 4.918. Una volta corretto questo dato, ecco che l’Rt Sintomi (e dunque l’Rt complessivo) ha finalmente fornito un valore veritiero e corretto.

L’individuazione delle responsabilità

È evidente come si tratti di una questione particolarmente tecnica. E come non sia semplice per chi non è avvezzo alla terminologia medica, o statistica, comprendere appieno l’intera faccenda. Ma il quadro che si sta delineando pare sempre più vicino a quello che era già stato dipinto la mattina di sabato dal Corriere della Sera: i tecnici lombardi, nella compilazione del report settimanale da inviare all’Iss, probabilmente non avevano inserito un dato («facoltativo», secondo Trivelli) relativo allo stato clinico dei casi individuati, quello che indica se la persona è sintomatica o asintomatica. Il non inserimento di questo dato ha fatto “sballare” i conteggi. E ce ne si è resi conto (sia a Roma che a Milano) solamente quando la curva epidemiologica è iniziata a calare, ovvero da fine 2020.

Non si può escludere che questo errore sia stato fatto anche in precedenza, ma davanti a casi in continua crescita era più difficile individuare l’errore. Una colpa per un errore, seppur commesso in buona fede, c’è sempre. Ciò che invece dice di giusto il governatore è un’altra cosa: devono essere valutate le eventuali responsabilità. Perché questo errore ha causato danni a migliaia di imprenditori e commercianti lombardi, già alle prese con una crisi senza precedenti.

(Foto LaPresse - Claudio Furlan)

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