Continua lo scontro tra Lombardia e Iss: le 54 segnalazioni di errore e la risposta di Fontana
L'Istituto superiore di sanità fa il punto sugli errori compiuti dal Pirellone. La Regione contrattacca sostenendo di aver sempre fornito dati corretti.
Gli strascichi polemici sulla zona rossa istituita per errore in Lombardia non accennano a placarsi, alimentati da un continuo rimpallo di responsabilità sull’asse Milano-Roma. Come riporta Prima Bergamo, il presidente Attilio Fontana continuano a difendere l’operato di Regione Lombardia, sottolineando che se il Pirellone non avesse sollevato il problema e presentato ricorso al Tar oggi la Lombardia sarebbe ancora zona rossa.
Il comunicato dell’Iss
Dal canto suo, l’Istituto superiore di sanità ha risposto al governatore lombardo evidenziando in un comunicato che, dallo scorso maggio, sono state inviate ben 54 segnalazioni di errore, incompletezze o incongruenze a Regione Lombardia, l’ultima delle quali il 7 gennaio. L’Iss spiega anche che la sorveglianza epidemiologica è coordinata attraverso una piattaforma web dotata di un manuale che chiarisce le modalità di immissione dei dati. Dati che possono essere aggiornati soltanto dalle Regioni.
«Il sistema è uno da trentasei settimane – aggiunge l’Iss – e nessuna altra Regione ha segnalato anomalie di questa entità».
«Le Regioni hanno completa autonomia nel caricamento di aggiornamenti e rettifiche – prosegue l’Istituto – senza alcun intervento o richiesta verso l’Iss che, laddove ne abbia evidenza o sospetto, può segnalare errori, incompletezze o incongruenze alle Regioni».
L’Iss, inoltre, specifica che per rettifica si intende «l’inserimento di variabili non ancora presenti, come la data di inizio dei sintomi in un paziente, o la modifica di quelle inserite erroneamente. Ed è proprio una rettifica «ciò che è stato chiesto alla Regione per il ricalcolo e non per la riclassificazione in zona Arancione che non è invece di nostra pertinenza».
La percentuale di casi incompleti per sintomatologia della Lombardia, ossia assenza di informazioni nel campo “stato clinico”, stando al report dell’Iss è pari al 50,3%, contro il 2,5% del resto delle regioni italiane nel periodo compreso dal 13 dicembre 2020 al 13 gennaio 2021.
Rispetto alla validità dei dati lombardi, il Pirellone ha diffuso una nota nella quale replica ai tecnici del ministero.
«L’Iss ha inviato 54 segnalazioni su dati inviati da Regione Lombardia riguardanti 527 mila pazienti, quindi una percentuale pari allo 0,01%. Da maggio Regione Lombardia ha inviato 35 report e l’Iss ha sempre considerato la completezza dei dati superiore alla soglia di validità, ad eccezione di quelli del 12 ottobre».
«Nella settimana sotto osservazione – conclude il comunicato – che ha portato la Lombardia in zona rossa la percentuale di validità era dell’80%. Quindi la qualità dei nostri dati è sempre stata considerata affidabile».
Le tappe della vicenda secondo l’Iss
L’Istituto superiore di sanità conclude la sua relazione riportando una breve cronologia di quanto accaduto. Il 7 gennaio gli epidemiologi dell’Iss chiedono ai tecnici della Lombardia di verificare i loro dati, segnalando un’anomalia rispetto a tutte le altre Regioni, e di verificare la completezza dei campi relativi allo stato clinico. Successivamente, sulla base dei casi caricati sulla piattaforma, la settimana del 13 gennaio viene attribuito alla Lombardia un indice Rt di 1.4, che istituisce la zona rossa in tutta la Regione.
Il 19 gennaio, nel corso di una riunione tecnica richiesta dalla Regione Lombardia, viene segnalata l’ipotesi che la mancata compilazione della voce relativa allo stato clinico potrebbe essere alla base della distorsione dell’Rt. Quindi la Lombardia richiede all’Istituto «che venga eseguito un calcolo dell’indice RT Sintomi, recependo le modifiche definite a livello tecnico relative al conteggio dei pazienti guariti e deceduti».
Infine, il 20 gennaio, Regione Lombardia invia l’aggiornamento del suo database in cui si è realizzata anche una rettifica dei dati pregressi. In particolare, è cambiato il numero di casi in cui viene riportata una data inizio sintomi e, tra quelli con una data di inizio sintomi, la compilazione del campo “stato clinico”.
«Complessivamente – conclude la nota dell’Iss – questi cambiamenti hanno ridotto in modo significativo il numero di casi che hanno i criteri per essere classificati come sintomatici, e pertanto inclusi nel calcolo dell’Rt basato sulla data inizio sintomi dei soli casi sintomatici».
La replica del governatore lombardo
Attilio Fontana però tira dritto, continuando a sostenere che la Lombardia non si prenderà la colpa di un errore che per prima ha segnalato al Ministero della Salute. «In difficoltà per proprie mancanze, l’Istituto superiore di sanità continua a spostare il tiro da quello che è il vero tema, ovvero il mal funzionamento dell’algoritmo per il calcolo dell’Rt», ha risposto. Il botta e riposta di comunicati viene poi definito come un’uscita «a orologeria con un solo obiettivo: colpire la Lombardia».
«Non solo dal Governo – conclude Fontana -, ora anche da quello che dovrebbe essere un organo terzo come l’Istituto superiore di sanità e che invece veste sempre più i panni di una parte politica. Aspettiamo fiduciosi il giudizio del Tar del Lazio per dimostrare che abbiamo ragione noi».