Attilio Fontana indagato per il caso camici
Aria Spa, la centrale acquisti della Regione, aveva affidato la commessa senza gara alla Dama Spa, società del cognato di Fontana, per poi "trasformarla" in donazione dopo l'arrivo di Report.
Indagato anche Fontana: secondo la Procura di Milano il Presidente della Regione avrebbe avuto un “ruolo attivo” nell’affidamento della commessa da oltre mezzo milione alla Dama Spa, società del cognato con una quota di partecipazione della moglie, per la fornitura di camici medici durante il picco dell’epidemia.
Caso camici, indagato Fontana
Andrea Dini, Fabrizio Bongiovanni e ora anche Attilio Fontana. Il “caso camici” non riguarderebbe più solo il vertice di Aria Spa (Bongiovanni) ma, secondo la Procura, in quell’affidamento poco chiaro, diretto, da oltre mezzo milione di euro alla società del cognato di Fontana (Dini) ci sarebbe stata anche un ruolo della politica, e in particolare del vertice regionale.
L’affidamento diretto
I fatti risalgono ad aprile, al momento più critico dell’epidemia coronavirus. Periodo in cui i contagiati giornalieri si contavano a migliaia e i morti a centinaia, e in cui iniziavano a venire alla luce i problemi sulle forniture di dispositivi medici al personale sanitario. Materiali questi di cui c’era carenza e che la Regione attraverso Aria Spa ha cercato di recuperare da ogni dove. Tra le numerose commesse (Aria Spa in questo periodo ha gestito direttamente ordini per 600 milioni di euro) anche quella all’azienda di Dini, cognato di Fontana la cui moglie detiene il 10% delle azioni, specializzata in moda e convertitasi come molte altre alla produzione di dpi. Il 16 aprile Aria Spa ordina da Dama 75mila camici a 6 euro l’uno, per oltre mezzo milione di euro.
L’arrivo di Report e la donazione
Un affidamento che aveva acceso l’attenzione di Report, la trasmissione di Rai3. Il 15 maggio gli inviati della trasmissione intervistano Fontana sulla gestione dell’epidemia in Lombardia. Secondo i magistrati milanesi il Presidente della Regione avrebbe intuito su cosa si stava muovendo Report e si sarebbe mosso col cognato per “sgonfiare il caso”, convincendolo a convertire la commessa in donazione. La fornitura intanto era già iniziata ed era arrivata a 50mila camici, che Dini decise di donare alla Regione annullando la fattura emessa e parlando di “un errore” del dipendente che l’aveva registrata: sempre a Report Dini aveva risposto che sin dall’inizio era intenzionato a donare quei dispositivi.
E i 25mila camici mancanti? Finiti sul mercato e a un prezzo maggiore di quello fatto alla Regione: 6 euro per la Lombardia, 9 euro per i nuovi acquirenti.
“Certo dell’operato della Regione”
Per il momento Fontana non commenta la sua iscrizione nel registro degli indagati, che secondo alcune fonti avrebbe anticipato già ieri a pranzo, venerdì, ai suoi collaboratori. Solo un post su Facebook poco dopo la mezzanotte:
“Da pochi minuti ho appreso con voi di essere stato iscritto nel registro degli indagati. Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell’operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità”.
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