Dopo un mese di chiusura

Con la Lombardia in zona gialla riaprono 1.700 bar e ristoranti cremonesi

Una chiusura che ha provocato una perdita di fatturato stimata di almeno un miliardo di euro a livello regionale.

Con la Lombardia in zona gialla riaprono 1.700 bar e ristoranti cremonesi
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Covid: oggi, dopo oltre un mese di chiusura, con il passaggio della Lombardia in zona gialla riaprono 1.700 mila bar e ristoranti della provincia di Cremona.

Con Lombardia in zona gialla riaprono 51mila bar e ristoranti

Con il passaggio in zona gialla riaprono oltre 51mila tra ristoranti, bar, pizzerie, oltre che gli agriturismi situati in Lombardia, dopo oltre un mese di chiusura che ha provocato una perdita di fatturato stimata di almeno un miliardo di euro. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che porta la Lombardia in zona gialla da domenica 13 dicembre 2020.

1.700 in provincia di Cremona

La Lombardia – spiega la Coldiretti – è la regione italiana con il maggior numero di locali per il consumo di cibo e bevande fuori casa. A livello provinciale, il primo territorio è quello di Milano con oltre 18mila esercizi, seguono Brescia con circa 7mila, Bergamo con più di 5mila, Varese con quasi 4.000 mila locali, Monza e Brianza oltre 3 mila, Pavia e Como con circa 3mila, Mantova con circa 2.000, Cremona con 1.700, Lecco con circa 1.400, Sondrio con 1.100 e infine Lodi con poco meno di 1.000 esercizi dedicati alla ristorazione.

Gli effetti sulla filiera agroalimentare

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si sono fatti però sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A pesare – conclude la Coldiretti – sono state anche le limitazioni a carico delle oltre mille aziende agrituristiche con attività di ristorazione che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già adottate e il crollo del turismo.

Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.

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