Scandalo delle patenti false a Cremona, a processo 29 cittadini stranieri
In cambio delle licenze italiane con cui poter guidare, gli imputati pagavano il marocchino Mourad Talbi che fabbricava i documenti farlocchi
Lo scandalo è venuto alla luce nel 2017 quando alcuni automobilisti sono stati fermati casualmente durante dei semplici controlli sul territorio.
In 29 a processo
Nella giornata di oggi, venerdì 7 luglio, alle ore 10.15 era previsto l'inizio del processo nei confronti di ventinove imputati coinvolti in uno scandalo di patenti false a Cremona ma l'udienza è stata rinviata al 24 novembre 2023 a causa di un impedimento presentato dagli avvocati difensori degli indagati provenienti dalla regione Emilia-Romagna.
Gli avvocati si sono appellati all'articolo 2 del Decreto alluvione emesso nel mese di giugno guadagnando così qualche mese di tempo. La maggior parte degli imputati è nata in Albania mentre due sono originari del Marocco. Alcuni di loro risiedono da anni nella provincia di Brescia a Botticino, Castrezzato, Gavardo, Leno e Torbole Casaglia. Altri vivono in Romagna a Cesena, Cervia e Gambettola mentre altri ancora abitano nella provincia di Bergamo e nel Veneto a Verona.
Lo scandalo scoppiato nel 2017
Lo scandalo è venuto alla luce nel 2017 quando ventinove soggetti sono stati accusati di aver presentato certificati di residenza falsi al Dipartimento della Motorizzazione Civile di Cremona al fine di ottenere la conversione delle loro patenti estere in patenti italiane.
La conversione delle patenti richiede che i richiedenti risiedano in Italia da meno di un anno ma gli imputati avevano vissuto nel paese per un tempo molto più lungo. L'indagine della Polizia Stradale sul fenomeno delle "patenti facili" è nata da semplicissimi controlli sul territorio quando alcuni automobilisti sono stati fermati casualmente.
Il fabbricante di documenti falsi
Gli investigatori hanno presto iniziato a sospettare l'esistenza di un'organizzazione che produceva patenti false e dopo una lunga inchiesta, sono risaliti al fabbricante di documenti falsi. Si trattava del marocchino Mourad Talbi. In cambio delle patenti italiane con cui poter guidare, i suoi clienti lo pagavano profumatamente anche se non è ancora chiara la cifra.
Alcuni imputati interrogati si sono dissociati da Talbi sostenendo che agisse autonomamente. Naturalmente, la giudice per le indagini preliminari, ha ritenuto poco credibile l'idea che Talbi agisse all'insaputa dei clienti. Secondo il giudice, i clienti erano consapevoli che non potevano ottenere la conversione delle patenti di guida legalmente.
Inoltre, sempre secondo la giudice, c'era probabilmente un accordo illecito tra i clienti ed il fabbricante delle patenti che si occupava delle pratiche come delegato presentando le documentazioni false al posto degli imputati consapevoli. Per scoprire come proseguirà la vicenda, non resta che attendere l'inizio del processo a novembre.