Mantova uccide il figlio dando fuoco alla casa della ex: avevano appena lasciato una casa protetta

Una tragedia annunciata, come quasi tutte quelle che derivano dalla violenza di uomini che si accaniscono contro le compagne e i figli. Non è mai "una sorpresa".

Mantova uccide il figlio dando fuoco alla casa della ex: avevano appena lasciato una casa protetta
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Mantova uccide il figlio dando fuoco alla casa della ex moglie: salvo l’altro bimbo nell’abitazione. I segnali c’erano tutti.

Mantova uccide il figlio

Marco è morto a 11 anni, soffocato dal fumo di un incendio causato dal suo papà, intrappolato nella sua camera. La madre, disperata, non ha potuto fare nulla se non guardare le fiamme che divoravano la sua casa, un incendio appiccato dal suo ex, l’uomo che aveva ripetutamente mandato lei e i suoi figli all’ospedale. E infine che li aveva spaventati al punto da obbligarli a lasciare la loro vita e rifugiarsi in una casa protetta, in una località segreta. Però non si può neppure neppure passare la vita nascosti, scappando dal padre dei propri figli, deve aver pensato la madre di origine slovacca Silvanka.

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Violenza e disagi noti

Uno di quei copioni orribili ma già visti. Perché le panchine, le scarpe rosse e tutte le inziative per sensibilizzare contro al violenza sulle donne sono qui proprio a ricordarci che è sempre lo stesso copione. Una escalation di possessività che si trasforma in episodi di violenza e che nei casi estremi arriva a sfociare in tragedia. Qui gli episodi violenti c’erano eccome. Ripetuti ricoveri in ospedale dei figli, tutti minorenni, a causa delle botte paterne. Stessa sorte toccata anche alla moglie. La conferma del sindaco di Sabbioneta Vicenzi, scosso davanti allo spettacolo orrendo della casa data alle fiamme, che racconta di aver cercato di seguire quella famiglia attraverso il Comune. Una famiglia i cui disagi erano conosciuti dai servizi sociali e dal vicinato. Dopo l’ennesimo ricovero di moglie e tutti e tre i figli all’ospedale Oglio Po a settembre, picchiati da Gianfranco Zani, i servizi sociali del Comune hanno mandando la madre e i figli in una casa protetta, in una località segreta. Poi era arrivato il provvedimento del giudice nei confronti dell’uomo con il divieto di avvicinamento alla casa di Sabbioneta, a Ponteterra. Non è bastato: le misure erano state messe in atto, ma non è bastato.

Tornati da una settimana

Erano rientrati dalla casa protetta da nemmeno una settimana. La madre ha accompagnato il figlio 17enne in oratorio, Zani ne ha approfittato entrando nell’abitazione alla quale non avrebbe neppure dovuto avvicinarsi. Ha dato fuoco, pare, all’armadio con i vestiti all’interno. Le fiamme sono divampate in fretta. Poi è fuggito, l’hanno trovato un’ora dopo in un bar nei pressi di Casalmaggiore. Agli agenti che l’hanno arrestato ha giurato “Non sapevo ci fossero i bambini in casa”. Il piccolo di 4 anni era al pianoterra, Silvanka è riuscita a tirarlo fuori dall’inferno. Marco riposava al piano di sopra. E’ morto intossicato. Più di un’ora a tentare di rianimarlo, era ormai senza vita. Il tutto sotto gli occhi del vicinato, della madre pazza di dolore, delle forze dell’ordine: tutti hanno cercato di fare qualcosa, tutti sapevano. Tutti, nei limiti degli strumenti forniti dalla legge, hanno cercato di dare supporto alla famiglia. Ma non è bastato.

L’ordinanza del giudice non è bastata e neppure la casa nella località segreta perché, prima o poi, ci si augura, un nucleo familiare vuole tornare alla vita, alla propria normalità. Tutta la rete di salvataggio nulla ha potuto contro la follia di un uomo.

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