Mal'aria 2020: Cremona (ma non solo) nella morsa dello smog
Secondo il dossier annuale di Legambiente, in 10 anni, sono stati oltre 730 i giorni di superamento dei limiti.
Mal'aria 2020: Cremona nella morsa dello smog. Legambiente: “Di fronte all’emergenza inquinamento si sta facendo sempre troppo poco, servono provvedimenti coordinati e strutturali in tutto il bacino padano per prevenire l'emergenza”.
Mal'aria 2020: Cremona nella morsa dello smog
Nonostante il 2019 si sia chiuso con dati in miglioramento, quella che continuiamo a respirare è una Mal’aria, titolo scelto per l’annuale dossier presentato da Legambiente che fotografa la qualità dell’aria analizzando i trend degli ultimi anni. Città soffocate dallo smog, dove l’aria è irrespirabile sia d’inverno sia d’estate. Tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole. In questo quadro l’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milioni e soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti.
Secondo i dati elaborati dall’associazione, la situazione nelle città capoluogo di provincia è cronica: nella top25 nazionale, ci sono diverse città lombarde, a partire da Milano che si posiziona al secondo posto con 72 giorni di superamento annuale. Cremona, su scala nazionale si trova al nono posto con 64 giorni di superamento annuale.
Gli ultimi 10 anni
Se consideriamo gli ultimi 10 anni, ad esempio, a Milano ogni cittadino è come se avesse respirato per quasi 2 anni e mezzo aria inquinata. Sono infatti ben 890 i giorni di superamento dei limiti di Pm10 che vedono protagonista il capoluogo lombardo nonostante su base annua i valori di Pm10 si siano notevolmente ridotti. Non va certo meglio per le città della Bassa (Cremona, Pavia e Lodi) che hanno collezionato più di due anni di “giornate fuorilegge” con oltre 730 giorni di superamento dei valori di Pm10.
«Dall’inizio del 2020 in diverse città lombarde si sono già registrati dai 15 ai 19 giorni consecutivi di superamento dei limiti di legge e, dopo una breve pausa con un’aria migliorata a seguito delle precipitazioni nello scorso weekend, i parametri sono tornati inesorabilmente a salire dalla giornata di ieri, facendoci ripiombare nell’emergenza - spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Di fronte all’emergenza non sono venute risposte chiare ma solo provvedimenti stop&go. Senza tavoli di coordinamento sovra-regionali, le azioni spot messe in campo dalle singole amministrazioni comunali risultano inutili a contrastare una situazione cronica che caratterizza tutto il bacino padano e che necessita di interventi strutturali su più livelli: mobilità, edilizia, agricoltura. Mentre le Istituzioni continuano a non avere un piano strategico strutturale e di informazione, noi continuiamo a rivolgerci ai cittadini perché adottino comportamenti più ecologici, lasciando a casa l’auto per spostarsi con i mezzi pubblici, limitando la velocità anche nelle tangenziali e autostrade, sostituendo vecchie caldaie e intervenendo sulla riqualificazione energetica degli edifici per ridurre le emissioni. Piccole azioni quotidiane di buon senso, che possono fare molto, anche in termini di educazione ad uno stile di vita più sostenibile».
I livelli di ozono
«Se nella stagione fredda a preoccupare sono le concentrazioni di polveri sottili, anche i mesi estivi non sono esenti da condizioni che rendono l’aria malsana – conclude Barbara Meggetto –. Una situazione che saremo costretti ad affrontare tra qualche mese. Non è con la chiusura dell’inverno che sparirà l’inquinamento atmosferico, l’estate porterà con sé un altro carico di inquinanti che dobbiamo imparare a conoscere per proteggere la salute dei cittadini».
La causa principalmente è legata agli alti livelli di ozono, il cui limite è fissato dalla normativa in 120 microg/mc come media nelle otto ore, da non superarsi per più di 25 giorni all'anno. L’ozono troposferico, potente ossidante pericoloso per la salute, si forma a seguito di reazioni chimiche in cui sono implicati inquinanti tradizionali, come gli ossidi di azoto e composti organici volatili. Si tratta, quindi, di un inquinante secondario i cui precursori sono generalmente prodotti da combustioni e da processi che utilizzano o producono sostanze chimiche volatili, come solventi e carburanti, che si formano in aree densamente urbanizzate, ma si combina con l’ossigeno, maggiormente concentrato nelle aree extraurbane, lacustri, collinari e di campagna, in cui tende ad avere valori molto più alti.
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