Ma Babbo Natale esiste? Come rispondere alle domande dei bambini
Dire la verità infrangerebbe il loro sogno. Allora, come affrontare il fatidico “momento della verità”?
“Come entra nella nostra casa Babbo Natale?”, “Perché non si fa vedere?”, “Ma Babbo Natale esiste?”: queste sono alcune delle domande che ci rivolgono i nostri bambini. Dire la verità? Infrangerebbe il loro sogno, la favola che rende magico il Natale e nella quale vorremmo continuare a credere anche noi.
Ma Babbo Natale esiste?
Oggi, è molto probabile che i bambini scoprano naturalmente che Babbo Natale non esiste interrogando il web, gli assistenti virtuali (Siri o Alexa) o frequentando compagni più grandi. Tuttavia, si rivolgeranno sempre ai genitori per avere conferma di ciò che già sanno. Quindi, come comportarsi? Come affrontare il fatidico “momento della verità”? Qualche consiglio dalla dottoressa Pamela Franchi, psicologa di Humanitas Mater Domini, Humanitas Medical Care Lainate, Arese e Busto Arsizio.
Come rispondere alle domande dei bambini
- Non esiste un’età giusta per dirlo: ogni bambino ha i suoi ritmi e il suo percorso di sviluppo. Non esiste un’età in cui potrebbero sorgere i primi dubbi. Potrebbe essere, ad esempio, quando il bambino inizia a frequentare la scuola elementare e, quindi, ha più possibilità di relazionarsi con altri coetanei;
- Rispondere alle curiosità: nel momento in cui il bambino chiede spiegazioni, non è consigliato rispondere superficialmente con un secco “si” o “no”, ma è importante avere un atteggiamento empatico e protettivo. È utile cercare di invogliarlo a confrontarsi con noi, cercando di scoprire quali siano i suoi pensieri ed il suo stato d’animo;
- La verità prima di tutto: è sempre consigliato dire la verità piuttosto che raccontare bugie, credendo di proteggere il bambino. Per non perdere la magia del Natale però, non limitiamoci ad un semplice “non esiste”, ma argomentiamo la risposta raccontando la vera storia che si cela dietro la figura di Babbo Natale;
- Rispettare l’emotività del bambino: è utile calibrare le parole e fare esempi personali. “Potremmo raccontare che anche noi da bambini ci siamo posti la stessa domanda e, quindi, abbiamo deciso di stare svegli fino a tarda sera per scoprire la verità. Dopo aver sentito dei rumori, curiosando nel salotto, ci siamo accorti che erano proprio i nostri genitori a portare i doni sotto l’albero”.
Delle volte, scoprire che sono i genitori e i parenti a soddisfare i loro desideri, può essere positivo e rassicurante. Attenzione però! Una volta raccontata la “vera storia di Babbo Natale”, si dovrebbe raccomandare al bambino di non svelarla agli amici che ancora non si sono posti la domanda e continuano a credere alla magia del Natale.
E' utile assecondarli a tutti i costi?
“È positivo credere che esista un ‘Babbo Natale’ capace di farci sentire importanti e di prendersi cura di noi. D’altro canto, però, per una sana crescita psicologica del bambino è utile non soddisfare tutti i suoi desideri – spiega la dottoressa-. La letterina a Babbo Natale non dovrebbe essere una lista da esaudire a tutti i costi. È sempre bene introdurre qualche cambiamento: un dono inaspettato, ad esempio, può essere più gradito rispetto ad una richiesta. In questo modo il bambino percepisce che esiste qualcuno che lo pensa. Anche un regalo in meno è utile: la mancanza pone l’accento sul lato positivo di aver avuto altri doni, piuttosto che sul non aver ricevuto solo quel dono”.
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