Il Circolo culturale AmbienteScienze contro il parco fotovoltaico proposto per Cremona

Rilevati i problemi e proposte delle alternative.

Il Circolo culturale AmbienteScienze contro il parco fotovoltaico proposto per Cremona
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In merito alla decisione della Fondazione città di Cremona di accogliere la proposta di installare un parco fotovoltaico sui terreni agricoli di fronte a Cremona Solidale, la proposta non ha suscitato in tutti lo stesso entusiasmo. Il Circolo culturale AmbienteScienze infatti non condivide la scelta, appoggiata dall'amministrazione comunale, evidenzia le problematiche in merito e propone delle alternative.

Il comunicato del Circolo culturale AmbienteScienze

Leggiamo che la Fondazione città di Cremona, col beneplacito dell’Amministrazione comunale, dà un primo via libera al parco fotovoltaico a terra che la società veronese Julia ha proposto di installare sui terreni agricoli di fronte a Cremona Solidale, per un'estensione di ben 15 ettari (150.000 mq). L'iter autorizzativo è solo all'inizio, poiché sarà indispensabile l'AUA, Autorizzazione Unica Ambientale, da parte dell'amministrazione provinciale.

Quale sarebbe il risultato di un intervento di questo tipo? Di certo, un radicale cambiamento del paesaggio, per il terreno, invece, i pannelli, orientati verso il sole, non gli faranno giungere la radiazione solare, riducendone l’accumulo di sostanza organica, limitandone la vita biologica e microbiologica e, grazie alla copertura dei pannelli, modificando la penetrazione e la circolazione dell’acqua,

Il terreno potrebbe essere irrimediabilmente rovinato

"C’è chi ha chiesto a degli studiosi del suolo, i pedologi, se un terreno così coperto da pannelli fotovoltaici è recuperabile alla fertilità e alla produttività. La risposta non ha dato garanzie. Essi dicono che qualora si riuscisse, sarebbe con molta difficoltà, molto tempo e ad alti costi. Anche per miopi scelte dovute a facili, ma scriteriati, incentivi, saranno le generazioni future a rimediare con fatica agli errori di quelle attuali.

Ci si rende conto che la Fondazione con le molte risorse ricavate potrebbe investire nella promozione di progettualità di utilità sociali come previsto dal suo statuto, ma perché non prendere in esame delle alternative? Ad esempio, quella di una cooperativa dedita alla coltivazione di ortaggi, dando lavoro a chi non ce l’ha e producendo nella sostenibilità economica e ambientale e a km zero cibo di qualità e genuino per la cittadinanza. Oppure, purché non destinate a biomasse, potrebbero essere piantumate dalle 15 mila alle 18 mila piante per l’assorbimento di CO2 e il filtraggio, seppure modesto, degli inquinanti."

Le alternative potrebbero esserci

"Si obietterà subito che è necessario anche ridurre le emissioni climalteranti e inquinanti procurando energia senza fonti fossili. Giustissimo. Proveremo a rispondere così: nel caso si insistesse sull’utilizzo di quel vasto spazio per la produzione di energia da pannelli fotovoltaici,  si invita a ricercare chi utilizza tecnologie più sostenibili, ovvero che sappiano conciliare la produzione di energia con quella agricola. Esiste e da anni quella che ponendo quei pannelli ad alcuni metri dal suolo, ne consente la coltivazione. Si può aggiungere ancora che anche la città di Cremona stessa potrebbe produrre energia, installando i pannelli sui tetti degli edifici. L'obiezione immediata  potrebbe essere che c’è un regolamento edilizio che lo vieta.

Ma ecco cosa dice esattamente il suo art. 049: «Sulle coperture, esistenti e di progetto, l’installazione di impianti solari e/o fotovoltaici per la produzione di acqua calda sanitaria e/o di energia elettrica deve avvenire nel rispetto di quanto previsto dalla vigente normativa in materia e secondo i sotto indicati criteri di inserimento e contestualizzazione: l’installazione dovrà avvenire preferibilmente su corpi accessori e/o aventi già un manto di copertura improprio rispetto ai materiali tradizionali degli ambiti storici e con valenza storica, …». Allora la domanda che si pone è questa: possono ritenersi “materiali tradizionali degli ambiti storici e con valenza storica” quelli impiegati, diciamo, dal dopoguerra ad oggi? A conclusione si osserva che se l’articolo 049 vuole giustamente tutelare il pregevole aspetto estetico della città, il suo centro storico, ci si chiede se questa preoccupazione sia compatibile con i rossi “coppi” storici  la selva esistente di antenne televisive, parabole e antenne radio."

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