Un grande problema

Fanghi inquinati nei campi di Cremona, la Provincia non si tira indietro

I Comuni cremonesi chiedono giustizia perché gli spandimenti di sostanze tossiche non sono avvenuti solo nel bresciano

Fanghi inquinati nei campi di Cremona, la Provincia non si tira indietro
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A Brescia è iniziato il processo contro l'azienda che avrebbe sparso sostanze inquinate ma nessuna istituzione cremonese si è costituita parte civile.

Intervengono i Comuni

Sono stati numerosi gli spandimenti di fanghi inquinati nei campi in provincia di Cremona tra il 2018 e il 2019 eppure nessuno ha mai pensato di chiedere i risarcimenti. Tra i comuni cremonesi che si sono visti cospargere di sostanze tossiche i terreni ci sono Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere e Scandolara Ravara.

E poi ancora Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po e Torricella de Pizzo. Nonostante nessuno abbia mai reclamato gli spiacevoli fatti, non significa che le istituzioni e gli enti cremonesi abbiano magicamente dimenticato quello che è successo.

I Comuni di Cremona, provati dall'attesa, hanno deciso di intervenire mettendosi in contatto con la Provincia. L'amministrazione provinciale ha deciso subito di rispondere dichiarando che non intende sottovalutare il problema e non vuole tirarsi indietro. Parlerà infatti con i sindaci coinvolti valutando insieme se avviare azioni legali dopo aver analizzato le carte dell'inchiesta.

Il processo contro l'azienda bresciana Wte

Nel frattempo è cominciato ieri, giovedì 6 aprile 2023, con un'udienza preliminare, il procedimento ai danni della Wte. Stiamo parlando di quell'azienda bresciana accusata di aver sparso sui terreni agricoli del Nord Italia 150mila tonnellate di fanghi contaminati fingendo che fossero fertilizzanti.

Inoltre, in questo procedimento si sono costituiti parte civile Legambiente Lombardia, l’associazione Ambiente Futuro Lombardia e moltissimi enti e Comuni bresciani coinvolti negli spandimenti di sostanze velenose. Ma la lista si potrebbe allungare perché le istituzioni cremonesi sono stanche di restare a guardare.

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