SABATO SERA

Detenuto 31enne si toglie la vita in carcere a Cremona

Si tratta del 62esimo suicidio nelle carceri italiane da inizio anno

Detenuto 31enne si toglie la vita in carcere a Cremona
Pubblicato:
Aggiornato:

Suicidio nel Carcere di Cremona: a togliersi la vita nella serata di sabato 3 agosto 2024, è stato un detenuto marocchino di 31 anni recluso con l'accusa di rapina e violenza sessuale. E' il 59esimo suicidio nelle carceri italiane da inizio anno.

Detenuto 31enne si toglie la vita

Sabato sera, intorno alle 19.15, un giovane di 31 anni di nazionalità marocchina ha preso la drammatica decisione di togliersi la vita nel carcere di Cremona. Con questo suicidio, salgono a 62 i casi di gesti estremi confermati nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno, secondo i dati forniti dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Il trentunenne, senza fissa dimora, era stato arrestato con l'accusa di rapina e violenza sessuale.

62esimo suicidio da inizio anno

“Questo ulteriore suicidio deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria”.

A dirlo è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando il 62esimo suicidio nelle carceri italiane del 2024.

Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del SAPPE, aggiunge che il detenuto “aveva sottratto un mestolo dalla cucina e aveva litigato con un altro detenuto, per questo era stato recentemente ripreso. Poi non è voluto rientrare in Sezione e ha attuato il gesto estremo, anche se sembrerebbe che abbia voluto fare un gesto dimostrativo ed invece è morto”.

“Spesso, questi eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire”, prosegue Capece. “Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”.

"Servono provvedimenti concreti e risolutivi"

“Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea. Ma nessuno può sentirsi indifferente a queste morti. Il personale di Polizia Penitenziaria è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi: espulsioni detenuti stranieri, invio tossicodipendenti in Comunità di recupero e psichiatrici nelle Rems o strutture analoghe. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?”

Capece ribadisce che si rendono sempre più necessari gli invocati interventi urgenti suggeriti dal SAPPE per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane:

“Non è più rinviabile una riforma strutturale del sistema, anche ipotizzando eventualmente di ridurre il numero di reati per cui sia previsto il carcere e, conseguentemente, implementare delle pene alternative alla detenzione ed avviare una efficace struttura che consenta la loro gestione sul territorio. Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non si fa prendere per il naso da chi oggi pensa di avere scoperto l’acqua calda e i problemi carcerari sollecitando improbabili indulti e leggi svuota carceri, mentre per mesi ed anni non hanno detto una parola sui provvedimenti delle varie maggioranze politiche di ogni colore al Governo che, nel tempo, hanno destabilizzato il sistema e destrutturato la sicurezza nelle carceri”.

"Necessario intervenire velocemente"

“Se non si interviene seriamente e velocemente per affrontare la realtà delle carceri, questi suicidi continueranno” così il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni dopo il tragico episodio avvenuto nel carcere di Cremona, lo scorso sabato sera.

“Il sovraffollamento, lo scarso numero di agenti, detenuti con patologie psichiche e psichiatriche, pochissimi medici e il caldo che, se in questo periodo è insopportabile per noi, figuriamoci per loro” dice Piloni che proprio lunedì scorso era stato in visita all’istituto penitenziario, dove ha potuto percepire di persona “la disperazione che arrivava da dietro le sbarre: un detenuto, dalla finestra della sua cella, mi ha urlato di andare a vedere come sono messi e che non ce la fanno più. Una situazione davvero insostenibile su cui è necessario intervenire al più presto”.

“Nel nostro piccolo, come gruppo Pd, siamo riusciti a far approvare,, lo scorso giugno un ordine del giorno durante l’approvazione del piano sociosanitario regionale, per incrementare il personale sanitario, soprattutto nell’ambito della salute mentale, all’interno degli istituti penitenziari lombardi - ricorda il consigliere dem che è il primo firmatario del documento – ci auguriamo che, almeno in questo ambito, la Regione rispetti quanto prima gli impegni presi. È evidente che siamo di fronte a una gravissima emergenza che non possiamo lasciare solo alle cronache e alle parole, ma è arrivato il momento di dare un segnale concreto”.

Grave sovraffollamento

Il carcere di Cremona, noto per le sue condizioni critiche, è attualmente in una situazione di grave sovraffollamento. Con una capienza ufficiale di 394 posti, ospita al momento 543 detenuti, superando il 112% della sua capacità. I sindacati locali della polizia penitenziaria hanno denunciato a lungo le difficili condizioni di lavoro dovute non solo al sovraffollamento, ma anche alla carenza di personale. Attualmente, il carcere conta solo 168 agenti di polizia penitenziaria su 223 posti previsti.

Seguici sui nostri canali