Denuncia il marito per maltrattamenti ma non si presenta in aula, assolto per mancanza di prove
Lei lo ha accusato di averla picchiata più volte anche quando era incinta ma non può essere provata la sua colpevolezza
La moglie lo ha accusato anche di averle provocato un aborto a forza di botte ma quando ha perso il bambino, la ginecologa che l'ha visitata non ha riscontrato alcuna lesione.
"Non le ho mai messo le mani addosso"
Adil è partito dal Marocco nel 2007 per cercare fortuna in Italia. Tutto procedeva regolarmente quando nel 2019, durante un soggiorno nelle sue terre natali, ha conosciuto una ragazza su Facebook. Dopo aver chattato qualche giorno hanno deciso di vedersi e si sono innamorati.
Soltanto una settimana dopo si sono sposati. A detta di Adil, la famiglia della moglie era molto ricca e lei sognava l'Italia. Ha dichiarato che voleva una vita lussuosa che lui non poteva darle. Così sono iniziati i litigi proseguiti anche una volta tornati in Italia ma lui nega di averla picchiata e rimpiange di averla sposata dopo così poco tempo dal loro primo incontro.
Di tutt'altro avviso è la moglie che sostiene di aver subito le violenze del marito già in Marocco dove l'avrebbe picchiata per tre volte mandandola in ospedale. La donna ha descritto Adil come un uomo gentile soltanto prima del matrimonio perché poi sarebbe diventato violento minacciandola e impedendole di uscire perché altrimenti l'avrebbe riempita di botte.
Lo accusa di averle provocato un aborto
Il suo avvocato Micol Parati ha raccontato anche un fatto che sarebbe avvenuto già in Italia il 16 febbraio 2020 quando la donna era incinta dell'imputato. La moglie avrebbe portato il nipote a prendere il gelato e una volta rincasata avrebbe subito le ire del marito possessivo che l'avrebbe tirata per i capelli e picchiata sul viso e sulle gambe per poi togliersi la cintura e continuare a colpirla.
Quella notte effettivamente la donna era stata ricoverata per una minaccia di aborto ma la ginecologa che l'ha visitata non ha riscontrato lesioni addominali. Nessuna lesione è stata segnata in cartella clinica, di conseguenza non ci possono essere correlazioni tra le presunte violenze e l'aborto.
Dopo aver querelato il marito, la donna non si è più fatta vedere. Non è mai venuta in aula a provare la colpevolezza del marito e non ci sono cartelle cliniche che attestano le lesioni subite. Di conseguenza, il pm Francesco Messina ha deciso di assolvere Adil per insufficienza di prove.