A giugno la sentenza

Costretta a prostituirsi sulla Paullese, il racconto in aula della 26enne nigeriana

Bridge è arrivata in Italia con i barconi aiutata da una donna che poi l'ha obbligata a lavorare vendendo il suo corpo

Costretta a prostituirsi sulla Paullese, il racconto in aula della 26enne nigeriana
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Oggi vive a Roma con il marito, insieme stanno per avere la seconda figlia. I fatti si sono verificati tra il gennaio del 2017 e l'estate del 2018.

L'arrivo in Italia

Bridge è una ragazza nigeriana nata in una figlia molto povera. In tribunale ha raccontato di aver sempre avuto il sogno di studiare e di raggiungere quella che per chi vive nella miseria è una terra promessa, l'Italia. Quando era poco più di una bambina, nel 2014, ha ricevuto la proposta da parte di una signora di fare il lungo viaggio e arrivare nel nostro paese per lavorare.

Ma era troppo piccola e ha rifiutato. Qualche anno dopo, il destino ha bussato ancora alla sua porta e non si è lasciata sfuggire la sua grande occasione. Avrebbe dovuto pagare la bellezza di 25mila euro ma non poteva rinunciare al suo sogno ed è partita senza dare nulla per poi versare un acconto di soli 6mila euro una volta arrivata.

Così è iniziata la sua traversata,  il primo tratto in auto poi la corsa sul camion coperta con un telo perché non dovevano vederla. Una volta in Libia è saltata su un barcone ed è approdata sulle coste siciliane. Per tre mesi è rimasta a Partinico in provincia di Palermo e poi ha raggiunto la stazione di Milano Centrale.

Costretta a prostituirsi

Lì è stata accolta dalla signora che l'aveva portata in Italia per lavorare, la 43enne nigeriana Sandra Mika detta Jenny, ed è stata accompagnata a Mantova. Non sapeva quello che le avrebbe chiesto di fare ma era felice e speranzosa. In pochissimo tempo ha capito che quello che avrebbe dovuto vivere più che un sogno era un incubo.

Proseguendo nel racconto al pm Davide Rocco, ha spiegato che una volta arrivata, la Madame(è così che Bridge chiama Jenny) le ha dato dei vestiti trasparenti e le ha detto che avrebbe dovuto lavorare per guadagnarsi da vivere. Il giorno dopo era sulla Paullese con un pezzo di legno per accendere il fuoco qualora avesse avuto freddo, con i preservativi nella borsa e con degli abiti per cambiarsi.

La Madame le aveva dato un tariffario che doveva rispettare, in auto erano venti o trenta euro mentre in motel diventano 150 o 200. Tutti i soldi che Bridge guadagnava dovevano andare alla donna. Per due settimane è stata costretta a fare pratica guardando le altre ragazze e poi ha dovuto iniziare anche lei.

A giugno la sentenza

La prima sera racconta di essere stata anche picchiata da Jenny perché non doveva vendere il suo corpo ai nigeriani. Pochi giorni dopo, il trasferimento a Crema e il proseguimento di un incubo durato dal gennaio del 2017 all’estate del 2018. Poi la rinascita. Il camper di un'associazione si è fermato sulla strada e l'ha portata via verso il futuro che aveva sempre sognato.

Ora Bridge ha 26 anni, vive a Roma in una struttura protetta, è sposata e sta per dare alla luce la seconda figlia. Ora sta bene ma non ha certo dimenticato chi l'ha obbligata a vendersi. Per questo ha denunciato Sandra Mika per sfruttamento della prostituzione e qualche giorno fa è salita a Cremona per raccontare la sua storia ai giudici. La sentenza verrà emessa il 13 giugno.

 

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