Chiuse le indagini su Chiara Ferragni per truffa aggravata: "Ingiusto profitto di 2,2 milioni"
Al centro dell'inchiesta i casi del pandoro Balocco e delle uova di Pasqua firmati dall'influencer cremonese e venduti a scopi solidali
Chiusa l’inchiesta per truffa aggravata nei confronti di Chiara Ferragni sul Pandoro-gate e le Uova di Pasqua: “Ingiusto profitto per 2,2 milioni di euro”.
Chiuse le indagini su Chiara Ferragni per truffa aggravata
La Procura di Milano ha concluso le indagini preliminari riguardanti la campagna dei "Pandori Solidali" promossa dall’influencer cremonese Chiara Ferragni e dall'azienda dolciaria Balocco. Ora, la magistratura potrebbe richiedere il rinvio a giudizio per l’accusa di truffa continuata e aggravata. Tra i principali indagati, oltre alla Ferragni, figura anche Alessandra Balocco, amministratrice delegata dell'azienda piemontese.
L'inchiesta sulla pubblicità ingannevole
Al centro delle indagini vi è l'accusa di pubblicità ingannevole, che avrebbe riguardato le vendite di pandori tra il 2021 e il 2022, insieme a quelle delle "Uova di Pasqua" del brand Dolci Preziosi. Secondo la Procura, le campagne di marketing avrebbero indotto i consumatori a credere che una parte degli incassi sarebbe stata destinata a iniziative benefiche, una promessa che, secondo gli inquirenti, non avrebbe avuto un reale riscontro.
Ingiusto profitto di 2,2 milioni
La cifra contestata dall’accusa è significativa: le società di Ferragni avrebbero ottenuto un "ingiusto profitto" complessivo di 2,225 milioni di euro. In particolare, la campagna natalizia "Pink Christmas", legata alla vendita del pandoro Balocco, avrebbe fruttato circa 1,075 milioni di euro, mentre la campagna pasquale delle "Uova di Pasqua" di Dolci Preziosi avrebbe generato 1,050 milioni di euro. Tuttavia, la Procura sottolinea che il profitto legato al "ritorno d’immagine" ottenuto dall’iniziativa benefica non è facilmente quantificabile.
Le accuse
Secondo quanto riportato dalla Procura, le indagini hanno permesso di ricostruire una strategia di comunicazione definita "decettiva". In particolare, i messaggi pubblicitari sarebbero stati studiati per ingannare i consumatori, facendoli credere che l’acquisto dei prodotti avrebbe contribuito concretamente a cause benefiche. Gli inquirenti, però, sostengono che tale collegamento tra l’acquisto e il sostegno a iniziative solidali fosse solo un’illusione, volta a incrementare le vendite dei dolci.
Il caso ha attirato grande attenzione mediatica, soprattutto per il coinvolgimento di Chiara Ferragni, una delle figure più influenti nel mondo della moda e del marketing digitale. Ora, si attende la decisione della magistratura sul possibile rinvio a giudizio degli indagati.