Che cosa rischia

Caso pandoro, Chiara Ferragni e Alessandra Balocco indagate per truffa aggravata

Le parole dell'influencer cremonese: "Ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso"

Caso pandoro, Chiara Ferragni e Alessandra Balocco indagate per truffa aggravata
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Le polemiche non si placano e anche se l'emorragia di follower sembra essersi fermata dopo il suo rientro sui social network  continuano le critiche e i problemi con i brand.

Chiara Ferragni indagata per truffa aggravata

È un periodo complesso per l’imprenditrice digitale e influencer più famosa di tutta Italia Chiara Ferragni. Dopo lo scandalo del caso pandoro, non riesce a risollevarsi dalla crisi. Indagata anche per le uova di Pasqua e per le bambole ispirate alla sua figura, la cremonese risulta ora iscritta al registro degli indagati per truffa aggravata.

Come riportato da News Prima, indagata insieme a lei c'è anche Alessandra Balocco, l'amministratore delegato dell'azienda dolciaria piemontese produttrice del pandoro 'Pink Christmas' marchiato Ferragni. Seguita dai suoi legali Marcello Bana e Giuseppe Iannaccone, Chiara confida nella magistratura ed è pronta a lottare con le unghie e con i denti per dimostrare che si è trattato solo di un'errore di comunicazione. Nel frattempo è uscita stamattina, martedì 9 gennaio 2024, la notizia dell'arrivo del milione di euro donato da Ferragni all'ospedale Regina Margherita di Torino.

L'AD dell'azienda Alessandra Balocco

"Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso - ammette l'imprenditrice - Ho piena fiducia nell’attività della magistratura e con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile."

Continuano i problemi con i brand

Ma le polemiche non si placano e anche se l'emorragia di follower sembra essersi fermata dopo il suo rientro sui social network  continuano le critiche e i problemi con i brand. Una delle ultime stangate è arrivata con la fuga di Coca Cola. Ferragni avrebbe dovuto collaborare con l'azienda per alcuni contenuti da mostrare durante il Festival di Sanremo 2024 ma è saltato tutto all'ultimo minuto. E adesso peggiora il suo quadro anche dal punto di vista penale.

"Sono profondamente turbata - continua Chiara - per la strumentalizzazione che una parte dei media sta  realizzando, anche diffondendo notizie oggettivamente non rispondenti al vero."

L'inchiesta si allarga

Dopo la maxi multa da un milione e da 450mila euro per Balocco comminata dall'Antitrust, l'inchiesta si allarga. E se in un primo momento l'ipotesi della truffa era stata scartata, ora viene presa in considerazione dalla Procura milanese. Il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco ha infatti deciso di iscrivere l'influencer nel registro degli indagati insieme ad Alessandra Balocco.

Il procuratore Eugenio Fusco

La Guardia di Finanza di Milano ha acquisito documenti nella sede dell'azienda milanese e depositato una prima annotazione sugli scambi di mail tra l'influencer e l'azienda, a cui seguirà anche una serie di allegati, al procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Sulla vicenda erano state coinvolte anche altre Procure che ora invieranno gli atti a Milano.

Nel frattempo, l'influencer è tornata a pubblicare contenuti sui suoi profili social e, nonostante la bufera nella quale continua a essere coinvolta, particolarmente dopo la notizia dell'indagine per truffa aggravata, ha augurato a tutti il buongiorno pochi minuti fa in una storia su Instagram.

Il reato di truffa: cosa rischia Chiara Ferragni

Il reato di truffa è disciplinato dall'articolo 640 del Codice penale:

"Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032.

La pena è della reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 309 a euro 1.549:

1) se il fatto è commesso a danno dello Stato o di un altro ente pubblico o dell'Unione europea o col pretesto di far esonerare taluno dal servizio militare;
2) se il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario o l'erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell'Autorità;
2-bis) se il fatto è commesso in presenza della circostanza di cui all’articolo 61, numero 5.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra taluna delle circostanze previste dal capoverso precedente".

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