Buone prospettive per il latte Cremonese
Coldiretti incontra gli allevatori. E sul CETA la Libera conferma ancora una volta di essere fuori strada.
Latte Cremonese: Coldiretti incontra gli allevatori.
Latte Cremonese
In una riunione molto partecipata – organizzata da Coldiretti Cremona, nella serata di martedì 17 luglio a Soresina, in sala Gazza – il Presidente Paolo Voltini e il Direttore Mauro Donda hanno incontrato i produttori di latte che conferiscono le loro produzioni ad aziende private, industriali ed artigiane, per analizzare le situazioni del comparto e per condividere alcune strategie utili in una fase in cui si stanno rinnovando i contratti di fornitura.
Incremento dei quantitativi
Si è partiti dalla valutazione delle produzioni che segnano un incremento dei quantitativi a livello regionale, nazionale ed europeo. Tuttavia, il quadro generale e l’andamento dei mercati – hanno sottolineato Voltini e Donda – confermano un buon equilibrio tra produzione e vendite di prodotti lattiero-caseari. Nel 2017 e in questi primi mesi del 2018 le esportazioni italiane ed europee hanno registrato incrementi sensibili, in grado di assorbire tranquillamente gli incrementi nella produzione di latte di una parte dei paesi europei. L’Europa, nel 2017, è addirittura diventata il primo player mondiale nella commercializzazione di prodotti lattiero-caseari arrivando a detenere una quota del 34% del mercato mondiale, superando Stati Uniti e Nuova Zelanda. Oltretutto, si tratta di una tendenza che molto probabilmente verrà confermata per tutto il 2018 e per il 2019. Lo dichiara anche l’ultimo rapporto stilato a fine giugno dall’economic board dell’Unione Europea che riunisce tutti gli operatori del settore (produttori, trasformatori, cooperative, commercianti, consumatori).
Differenziale mai così basso
Non ci sono ragioni – hanno commentato i vertici di Coldiretti Cremona – per temere una caduta di prezzi e una crisi di mercato. Il differenziale di prezzo tra il latte italiano e quello tedesco o francese non è mai stato così basso e, al momento, per un trasformatore è più costoso comprare latte in quei paesi piuttosto che in Italia. Un vero paradosso. E’ tuttavia indispensabile che da parte dei nostri produttori, così come da parte delle cooperative di settore, vi sia una consapevolezza sulle potenzialità di valorizzazione del latte e sulla necessità di adottare un approccio diverso dal passato nella fase di contrattazione.
Tutela dei produttori
A tal proposito è stata rimarcata la necessità di utilizzare strumenti importanti, come quelli contenuti nel “pacchetto latte”, per la tutela dei produttori. Coldiretti ha avuto mandato da parte di molti allevatori per rappresentarli nelle trattative commerciali e questo ha consentito di ottenere risultati indubbiamente positivi e di mettere al riparo le aziende dal rischio di dover sottostare sistematicamente al maggior potere contrattuale di un gruppo industriale rispetto a quello del singolo allevatore. “E’ una scelta impegnativa, quella di Coldiretti – ha affermato Paolo Voltini – che altre Organizzazioni hanno scelto di evitare per non assumersi questo tipo di responsabilità. L’ambiguità di simili posizioni non aiuta, ma noi continueremo su questa strada ed anzi invitiamo i Soci che ancora non l’avessero fatto a firmare una delega in favore di Coldiretti”.
Grana Padano
Nel corso della serata si è parlato anche di Grana Padano e dell’irrisolta questione dei “similari” che il Consorzio di Tutela non ha ancora affrontato con la necessaria determinazione e serietà, forse confidando che con il passare del tempo le cose si possano risolvere da sole. Purtroppo non è così. L’assemblea di aprile del Consorzio Grana Padano ha partorito un topolino, come si dice in questi casi, e sono necessarie una presa di coscienza e una assunzione di responsabilità da parte di tutti, in primis da parte delle cooperative di trasformazione.
Accordo CETA
Non sono infine mancate le considerazioni sugli effetti dell’accordo CETA con il Canada. Come evidenziato dal Presidente Voltini e dal Direttore Donda, i dati resi noti dall’Istat per il primo trimestre di quest’anno sono impietosi. Grana Padano e Parmigiano Reggiano – i due formaggi più “tutelati” dall’accordo – hanno venduto il 6% in meno in quantità e il 10% in meno in valore a vantaggio dei prodotti più scadenti provenienti dai Paesi Bassi. Anche i più importanti e lungimiranti industriali italiani di settore se ne stanno rendendo conto. Nonostante le evidenze, Nolli (Libera) e Baldrighi (Plac) continuano ad esaltare l’accordo di libero scambio con il Canada. Viene legittimamente da chiedersi da che parte stanno. Attenti a quei due!