Stop al degrado a «Torre de Zurli»
Il vento ha fatto cadere una statua, ma niente paura, «Torre de Zurli» è destinata al restauro.
Le raffiche di vento delle ultime settimane non hanno risparmiato nemmeno l’arte. La «Torre de Zurli», una delle sette statue presenti sull’argine della roggia che costeggia la Provinciale 2, a Pianengo, si trova ora sdraiata orizzontale. Fortuna vuole che il soffio del vento l’abbia spinta verso est, sul lato giardino, perché sarebbe potuta finire molto peggio, con una statua a mollo nel canale.
L’acquisto della dimora
Non solo brutte notizie, però. Perché «Torre de Zurli», da anni in progressivo degrado, potrà ritrovare il suo antico splendore grazie agli interventi di recupero previsti nei prossimi mesi. Recentemente, la villa è stata al centro di un’accesa polemica, seguita da una vendita non proprio semplice. Acquistata da «Oasi7», cooperativa fondata da padre Antonio Zanotti, che nella Bassa Bergamasca gestisce svariati centri di accoglienza per profughi e richiedenti asilo, «Torre de Zurli» si appresta a cambiare look e destinazione d’uso.
Percorso travagliato
A maggio dello scorso anno la cooperativa «Hope» aveva cercato di realizzarvi una comunità entro la quale ospitare dei richiedenti asilo. Immediate opposizioni e proteste diffuse fra la popolazione. Scongiurata l’ipotesi, si era delineato un progetto per tramutare «Torre de Zurli» in una casa di riposo, ma la soprintendenza ha immediatamente congelato l’operazione. Il motivo? Condurre perizie e accertamenti.
Diventerà una residenza per anziani e padri divorziati
Dopo sei mesi, la burocrazia ha “tolto i sigilli” al piano attuativo, permettendo a «Oasi7» di acquistare la storica dimora pianenghese per renderla definitivamente la residenza sanitaria assistenziale per anziani e padri separati a lungo chiacchierata. Gli appartamenti al suo interno, una quarantina di diverse metrature, sono in grado di ospitare un centinaio di persone. Sembra anche che padre Antonio Zanotti voglia sfruttare meglio ogni singolo ettaro di giardino e aprirlo alle famiglie, per farle partecipare attivamente alla vita della comunità.