"Una storia Chiara": quando scrittura, teatro e illustrazione si fanno cura
Un incontro a Cremona per celebrare la forza dei gesti semplici e la dignità della fragilità

"Una storia Chiara": scrittura, teatro e illustrazione si intrecciano nel ricordo di Chiara. Un incontro a Cremona per celebrare la forza dei gesti semplici e la dignità della fragilità.
(Foto di copertina: Chiara sul tandem con il papà - Illustrazione di Giulia Cabrini)
Dare voce al dolore, trasformarlo in cura
Cosa rende felici? Per Chiara, 19 anni, la risposta era semplice: una mela. Un gesto quotidiano, essenziale, che dice molto di più di quanto sembri. Da questa risposta si apre “Una storia Chiara. Amare di più”, il libro di Gianluca Galimberti che dà il titolo e il senso a un evento speciale, in programma sabato 7 giugno 2025 alle ore 10, nel cortile del Centro Fumetto "Andrea Pazienza" di Cremona.
L’iniziativa rientra nel Porte Aperte Festival e nasce dalla collaborazione tra l’Area riabilitativa della salute mentale dell’ASST di Cremona e il laboratorio di lettura Happy News, un progetto che invita a cercare e riconoscere le buone notizie tra le righe della quotidianità.
La storia di Chiara
Chiara non c’è più: se n’è andata improvvisamente nel novembre 2024, lasciando dietro di sé un vuoto profondo e insieme una presenza ancora viva nelle parole, nei ricordi, nei gesti che continuano. La scrittura, per suo padre Gianluca Galimberti, è diventata un modo per convivere con quel vuoto, per dargli senso, per restare connesso a Chiara e alla famiglia. E attraverso il libro, condividere quella presenza anche con chi non l’ha conosciuta.
Chiara amava le cose semplici: i tandem al sole, l’acqua, il cielo, gli abbracci forti. Era una ragazza con la sindrome di Down, piena di passioni e umanità. Il suo racconto è diventato, nel tempo, un inno alla vita nella sua complessità: fatta di abilità e disabilità, fragilità e forza, dolore e meraviglia.
Il racconto si fa immagine e scena
Accanto al libro, sono nate l’illustrazione e la scena teatrale. Giulia Cabrini, illustratrice, ha dato forma alle tavole che accompagnano il testo. "Disegnare Chiara è stato un modo per conoscerla", racconta, descrivendo un percorso interiore fatto di rispetto e scoperta.

Mattia Cabrini, attore e regista, ha portato invece la storia a teatro, trasformandola in una rappresentazione collettiva capace di toccare il pubblico.
"Mi è sembrata da subito una lunga lettera d’amore tra padre e figlia, con simboli universali in cui tutti possiamo riconoscerci: la cura, l’intimità, il senso del tempo condiviso".
Mattia conosceva Chiara personalmente, grazie al gruppo di teatro integrato dell’Associazione Giorgia. Il suo più grande rimpianto è non aver recitato con lei: "Ma lo spettacolo è stato, in qualche modo, ancora una volta, fare qualcosa con lei".

Mille modi per dire come ci si sente
Moderato da Stefania Mattioli, responsabile comunicazione dell’ASST di Cremona, l’incontro sarà l’occasione per riflettere su come la narrazione – in forma scritta, disegnata o recitata – possa essere strumento di espressione e cura. Non solo per chi crea, ma anche per chi ascolta.
"La necessità di esprimersi è un diritto", sottolinea Mattioli. "Raccontare come ci si sente è un bisogno umano profondo. Ognuno deve poter trovare il proprio linguaggio, senza temere giudizi".
Ed è qui che Una storia Chiara incontra il laboratorio Happy News, coordinato dall’educatore Francesco Casali con la collaborazione dello psicologo Roberto Pezone, delle associazioni Come Together e Di.Diapsi, degli utenti e dei familiari. Insieme, provano a costruire un dialogo nuovo sulla salute mentale, fondato sull’ascolto, sulla dignità e sull’accoglienza della diversità.

"La disabilità non è nella persona, ma nel contesto che la circonda" conclude Mattioli. Ecco perché momenti come questo sono importanti: perché mettono in luce la bellezza della differenza e contrastano stigma e pregiudizio.
Il 7 giugno, nel cuore di Cremona, ci sarà spazio per la memoria e per la speranza, per il silenzio e per la parola, per dire che anche dentro al dolore può nascere qualcosa di vitale. Come il gesto semplice di mangiare una mela.