Tumore al pancreas: a Cremona tecnica endoscopica mininvasiva, è la prima volta
Il paziente riprende a mangiare e può fare la chemioterapia
La Gastroenterologia di Cremona fra i centri italiani specializzati in endoscopia mininvasiva grazie alla collaborazione con chirurghi e anestesisti.
Tumore al pancreas: a Cremona il bypass gatrointestinale
Un intervento mininvasivo per “scavalcare” il tumore e consentire al paziente di riprendere a mangiare, senza sospendere la chemioterapia. È stato eseguito per la prima volta a Cremona dalla Gastroenterologia ed endoscopia digestiva su un uomo di 55 anni, con un tumore al pancreas non operabile. La diagnosi risale a circa tre anni fa: nonostante le cure oncologiche, nell’ultimo periodo la malattia si è sviluppata ulteriormente fino ad occludere il duodeno - cioè il primo tratto intestinale - compromettendo il passaggio del cibo proveniente dallo stomaco.
L’intervento di anastomosi gastroenterica -questa la definizione tecnica- consente di collegare lo stomaco ad un’ansa intestinale a valle del restringimento, il tutto per via endoscopica e guidato dall’ecografia. In questo modo, si evita il ricorso a interventi chirurgici più invasivi, riducendo i tempi di ospedalizzazione e migliorando la qualità di vita della persona.
Il paziente sta bene e potrà continuare le cure in oncologia, dove proseguirà il percorso terapeutico per trattare il tumore al pancreas. L’intervento effettuato farà da apripista per nuovi casi di questo tipo, che collocano la Gastroenterologia di Cremona tra i centri italiani specializzati per interventi endoscopici mininvasivi.
Un "ponte" tra stomaco e intestino
«Fino ad oggi, questo tipo di problema è stato risolto con l’impianto di protesi duodenali», spiega Roberto Grassia, direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Ospedale di Cremona.
«Si tratta di un piccolo tubo di metallo o plastica che viene inserito all'interno dell'intestino per risolvere le occlusioni e ripristinare il transito del cibo. Nel caso trattato in questi giorni, era importante garantire al paziente una buona qualità di vita sul lungo termine, per questo abbiamo optato per la gastroenterostomia ecoguidata. La letteratura clinica dimostra come questo tipo d’intervento effettuato per sola via endoscopica risulti più efficace rispetto alla semplice protesi duodenale e meno invasivo rispetto alla chirurgia tradizionale».
Una volta individuato il punto migliore per collegare i due organi, viene inserita un’apposita protesi che funge da ponte, escludendo l’occlusione causata dal tumore.
«È una specie di bypass – prosegue Grassia - che consente non solo di svuotare lo stomaco ma di evitare che lo sviluppo della patologia possa rendere inefficace l’intervento, mentre il paziente può continuare il percorso di cure oncologiche».
Collaborazione multidisciplinare per ridurre i rischi
Anche in questo caso, la collaborazione multidisciplinare con la Chirurgia Generale (diretta da Gian Luca Baiocchi), l’Anestesia e Rianimazione (diretta da Enrico Storti) e l’Oncologia (diretta da Matteo Brighenti) ha permesso d’impostare il percorso di cura più adeguato per il paziente:
«Il confronto con i colleghi degli altri reparti coinvolti ci ha permesso d’intervenire riducendo al minimo i rischi per il paziente, potendo contare sul supporto di chirurghi e anestesisti qualora, in caso di complicanze durante l’intervento endoscopico, fosse stato necessario intervenire per via chirurgica».