La protesta arriva a cinque giorni dalla petizione con oltre 53mila firme che ha presentato la Lav (Lega Anti Vivisezione) insieme ad altre cinque storiche sigle animaliste al Senato per abolire la caccia.
Cremona, animalisti in piazza contro la caccia
Cremona si prepara a scendere in piazza, aderendo alla protesta nazionale contro la caccia. Domenica 21 settembre 2025, dalle ore 10 alle 13, in lungo Po Europa, nella zona delle Colonie Padane, si terrà infatti un presidio promosso dalle associazioni animaliste.
La manifestazione rientra in una mobilitazione diffusa su tutto il territorio nazionale in occasione dell’apertura della nuova stagione venatoria che tradizionalmente cade la terza domenica di settembre. Anche quest’anno, ci sono presidi organizzati in parchi, foreste demaniali e altre aree.
La locandina dell’evento:
La petizione presentata in Senato
La protesta di Cremona arriva a pochi giorni da un passaggio cruciale a Roma. Il 19 settembre, infatti, la Lav (Lega Anti Vivisezione) insieme ad altre cinque storiche sigle animaliste ha depositato al Senato una petizione con oltre 53.000 firme.
La proposta di legge presentata chiede l’abolizione definitiva della caccia.
Con questo atto si è ufficialmente avviato l’iter parlamentare della proposta animalista che sarà esaminata nelle stesse Commissioni in cui è in discussione il Ddl governativo voluto fortemente dal ministro Francesco Lollobrigida. Ma in cosa consiste il decreto?
Cosa prevede il Ddl di Lollobrigida
Il Ddl prevede l’abbassamento dell’età minima per andare a caccia a 16 anni (se con un adulto), l’anticipo della stagione di caccia e la conclusione posticipata, più autonomia regionale sulle decisioni in merito all’attività venatoria e pause ecologiche senza andare a cacciare più brevi. Insomma, è una legge che fa molto felici i cacciatori.
Ma gli animalisti non ci stanno e gli organizzatori del presidio cremonese, e di tutti gli altri, sottolineano i rischi per l’ambiente, per la fauna selvatica e anche per la sicurezza dei cittadini che deriverebbero da una liberalizzazione della caccia nei territori finora vietati.
I dati a sostegno della protesta sono preoccupanti: ogni anno la caccia provoca vittime anche tra gli esseri umani. Solo nel 2024, denunciano le associazioni, si sono registrati 68 morti legati ad attività venatorie.