Specie invasiva

River monsters: nell'Adda in un anno catturati 700 pesci siluro

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River monsters: nell'Adda in un anno catturati 700 pesci siluro
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"Caccia grossa", è proprio il caso di dirlo nel fiume che bagna anche il territorio della provincia di Cremona: in un anno sono stati catturati 700 pesci siluro nell'Adda. Questo il bilancio, come riporta Prima Lecco, effettuato dal Parco Adda Nord impegnato in  interventi di contenimento della specie invasiva del pesce siluro nelle acque dei laghi e del fiume all'interno del Parco  grazie ai finanziamenti di Regione Lombardia, confermati anche per il 2021. L'ultimo intervento è avvenuto dal 19 ottobre al 16 dicembre in un tratto di fiume molto ampio rispetto ai precedenti, dal lago di Olginate fino al limite meridionale del Parco, a monte di Rivolta d'Adda.

River monsters: in un anno catturati 700 pesci siluro nell'Adda

Nel 2020 sono stati catturati 698 esemplari per 1.488 Kg di biomassa. L'anno precedente 295 per 1.350 Kg di biomassa.

"Fare un preciso confronto non è semplice per le differenti condizioni del fiume (nel 2020, ad esempio, a causa delle condizioni idrologiche superiori ai limiti di intervento, non si sono potute fare indagini nella sezione del Canjon di Leonardo), ma qualche valutazione sulla stato di diffusione e distribuzione del siluro sì -sottolineano dall'Ente Parco - .

Tra il 2019 e il 2020 si nota un sostanziale aumento sia numerico che di biomassa in termini assoluti, ma se si prende in considerazione il dato mediato sulla totalità degli interventi (decisamente aumentata nel 2020) c'è un calo della frequenza di cattura per singolo intervento, nonché un calo della biomassa catturata per azione, sia per la pesca elettrica, che per le attività subacquee. Tutta la biomassa catturata è stata destinata allo smaltimento, secondo le normative vigenti, venendo conferita ad Operatori Specializzati per la gestione delle carcasse animali".

Dove si concentra maggiormente

Il nucleo principale sembra concentrarsi nel tratto compreso tra il bacino di Trezzo ed il bacino di Vaprio/Fara Gera d’Adda, nel quale si evidenziano però dei cali significativi di catture nelle sezioni di Concesa e Fara Gera d’Adda, già oggetto di interventi importanti nel 2019.

La maggior presenza di siluro, sia in termini di numerosità, che biomassa, che taglia media, si evidenzia invece nella porzione compresa tra la confluenza con il fiume Brembo e la traversa fluviale di Sant’Anna, forse a causa dell’effetto delle piene. In generale la popolazione del siluro risulta radicata, riproduttiva e strutturata, preferisce tratti a corrente moderata, elevate profondità e colonizza aree rifugio elettive (scogliere, prismate etc).

Rispetto al 2019 risultano assenti dalle catture i cosiddetti grandi riproduttori; non sono stati infatti catturati soggetti di taglia superiore a 180 cm e di peso superiore a 36 kg, con maggiore rappresentatività (263 esemplari) nelle classi comprese tra 600-1.200 mm.

Perchè il pesce siluro è invasivo

Il siluro (Silurus glanis L.) è un pesce appartenente all’ordine dei Siluriformes originario dei bacini fluviali del mar Nero, Caspio e Baltico. Introdotto per la prima volta intorno agli anni ‘50 in Italia, nel bacino del Po, si è poi diffuso velocemente a partire dall’inizio degli anni ‘90 a causa di una serie di immissioni, più o meno intenzionali, che lo hanno portato a colonizzare tutto l’areale padano.

Può raggiungere taglie sopra i 2 metri e mezzo per oltre 100 kg di peso. La crescita rapida lo mette al riparo dalla predazione da parte di altri pesci o uccelli e gli permette di riprodursi relativamente presto, garantendogli un vantaggio competitivo su molte specie autoctone; sopravvive anche a bassi di livelli di ossigenazione.

Nelle aree dove l’invasione del siluro non è stata fermata, la biomassa di questa specie ha raggiunto livelli preoccupanti per la stabilità delle comunità ittiche autoctone (Castaldelli et al. 2013). Il siluro è una specie opportunista che si nutre di invertebrati, pesci, mammiferi e perfino uccelli (Omarov e Popova 1985; Carol et al. 2007; Carol 2009; Syväranta et al. 2010; Cucherousset et al. 2012), diventando rapidamente una seria minaccia per la conservazione della biodiversità degli ecosistemi in cui vive.

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