Qualità dell’aria, Legambiente: "L'aria peggiore si respira tra Soresina e Codogno"
In un inverno che fortunatamente ha fatto registrare pochi giorni di emergenza smog, Cremona, Milano e Lodi sono stati i capoluoghi più inquinati

Qualità dell’aria, il bilancio del primo bimestre 2025 in Lombardia. Legambiente: “L'aria peggiore si respira nella bassa lombarda tra Codogno e Soresina: troppi allevamenti vogliono dire troppe emissioni, occorre fare delle scelte".
Qualità dell’aria: "L'aria peggiore tra Soresina e Codogno"
Il mese di febbraio ha chiuso una stagione invernale caratterizzata da frequenti perturbazioni, risparmiando alla Pianura Padana lunghe fasi di alta pressione nelle quali l’inversione termica, ovvero l’accumulo di aria fredda, "prigioniera" degli strati più bassi dell’atmosfera, trasforma l’aria che respiriamo in una micidiale trappola piena di inquinanti.
Le polveri sottili
Tuttavia, un’aria meno stagnante non significa aria pulita. Le concentrazioni di polveri sottili sono rimaste ben al di sopra delle soglie raccomandate dall’OMS, con valori fino a tre volte superiori ai limiti consigliati per la salute pubblica. L’Est della Lombardia ha beneficiato di correnti orientali che hanno attenuato la cappa di inquinanti, ma nei due brevi episodi di alta pressione tra gennaio e febbraio i livelli di PM10 hanno comunque raggiunto picchi preoccupanti.
Le zone più colpite
Nonostante Milano continui a registrare numerosi giorni di superamento dei limiti, la situazione nelle province non è migliore. Cremona, Lodi e diversi centri della Bassa Pianura hanno registrato livelli di polveri sottili simili o addirittura superiori a quelli del capoluogo lombardo.

Tra i piccoli e medi centri agricoli in cui sono presenti le stazioni di misura di ARPA Lombardia, località come Viadana, Bertonico, Crema hanno fatto registrare concentrazioni medie allineate a quelle dei relativi capoluoghi provinciali, mentre nelle zone a più alta concentrazione di allevamenti intensivi, come a Codogno e a Soresina, si è andati perfino oltre.

Gli allevamenti intensivi
Uno dei fattori chiave di questo inquinamento è dunque l’alta concentrazione di allevamenti intensivi nella Pianura Padana.
"Il numero eccessivo di animali allevati e la conseguente produzione di milioni di tonnellate di liquami sono elementi strettamente correlati alla cattiva qualità dell’aria", afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.
"Ripensare le filiere dell’allevamento è una necessità non solo per il benessere animale, ma anche per la salute pubblica".
Il ruolo del traffico
Se gli allevamenti intensivi influiscono sulla qualità media dell’aria, le grandi città soffrono in particolare durante i picchi di inquinamento, spesso legati al traffico veicolare. Milano, con oltre un giorno su tre di superamento dei limiti di PM10, si conferma tra le città più congestionate d’Europa.
"Ci chiediamo cos’altro debba accadere perché le città lombarde si uniscano per affrontare il problema con investimenti strutturali nel trasporto pubblico", commenta Federico Del Prete di Legambiente Lombardia.
“In regione, nonostante la pessima qualità dell’aria e i relativi impatti sulla sanità, continuiamo a vedere campi e boschi distrutti per fare spazio a nuove autostrade neanche fossimo negli anni Sessanta, mentre le città assistono inermi all’assedio del traffico motorizzato senza attivare misure credibili ed efficaci, a partire da una indispensabile revisione delle politiche della sosta su suolo pubblico".
L’inverno appena trascorso ha mostrato che, pur in assenza di lunghi periodi di alta pressione, la qualità dell’aria in Lombardia rimane un problema serio. Il miglioramento osservato non deve diventare un’illusione di progresso, ma uno stimolo per adottare misure più incisive contro le emissioni inquinanti, sia nel settore agricolo che in quello dei trasporti. Solo con un’azione decisa e coordinata si potrà finalmente sperare in un’aria più respirabile per tutti.