Epoca medioevale

La siccità fa emergere dal fiume Oglio due antiche imbarcazioni

Si tratta di due piroghe affiorate nel territorio di Isola Dovarese, poco a valle del ponte “Tre martiri”.

La siccità fa emergere dal fiume Oglio due antiche imbarcazioni
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Emergenza siccità anche per i beni culturali: la messa in sicurezza di due imbarcazioni antiche affiorate dal fiume Oglio.

La siccità fa emergere dal fiume Oglio due imbarcazioni antiche

Il protrarsi della siccità che nel corso di questa estate ha colpito la nostra regione, tra gli altri consistenti danni, ha causato l’affioramento dall’alveo dei fiumi di strutture, reperti archeologici e manufatti antichi.

La situazione di emergenza per la tutela è collegata non solo al rischio che i materiali vengano raccolti da soggetti non autorizzati, ma anche all’esposizione al sole che ne mette a repentaglio la conservazione, in particolare per i reperti lignei.

E’ il caso di due imbarcazioni antiche, emerse dal fiume Oglio nel territorio di Isola Dovarese (CR), poco a valle del ponte “Tre martiri”.

Si tratta di due piroghe, vale a dire imbarcazioni monossili ricavate da un unico tronco d’albero scavato, risalenti all’epoca medioevale. Di particolare rilievo risulta una delle due, della lunghezza di 11.50 m, perché presenta anche alcune costolature di rinforzo interne, raramente attestate fino a oggi.

1 prima piroga
Foto 1 di 3

Prima Piroga

2 isola dovarese operazioni di messa in sicurezza prima piroga
Foto 2 di 3

Operazione messa in sicurezza prima piroga

3 isola dovarese
Foto 3 di 3

Messa in sicurezza seconda piroga

La messa in sicurezza

In seguito alla segnalazione dei volontari Auser (ex gruppo dell’ecomuseo di Isola Dovarese) e del sindaco di Isola Dovarese, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, stanziando parte dei fondi destinati alla tutela per il 2022, ha diretto un progetto di messa in sicurezza dei due scafi, consistente nel riseppellimento in alveo, una volta eseguita la documentazione e la campionatura dei manufatti.

La delicata operazione, che ha avuto luogo il giorno 18 luglio 2022, progettata dallo Studio Associato di Ricerca Archeologica di Gattico (NO) con l’intervento degli archeologi Fausto Simonotti, Andrea Montrasi e Alice Lucchini, dottoranda dell’Università Ca’ Foscari di Venezia specializzata in questo tipo di evidenze, con il supporto tecnico della ditta Olli Scavi srl, è stata resa possibile dalla collaborazione di diversi soggetti, quali AIPO-ufficio di Mantova, il Parco Oglio sud, il Consorzio di Bonifica Navarolo, i gestori della centrale idroelettrica di Isola facenti capo alla FENENERGIA spa, il sindaco Gianpaolo Gansi di Isola Dovarese e i volontari AuserRino Piseroni, Mauro Bernieri, Ferruccio Minuti, Pierluigi Migliorati e Luciano Sassi.

Altri rinvenimenti

Parallelamente a questa, altre situazioni di affioramento sono state segnalate contemporaneamente alla Soprintendenza nella zona: a Piadena (CR) e ad Acquanegra sul Chiese (MN) altre imbarcazioni monossili e a fasciame sono parzialmente emerse dall’acqua, ma, a differenza di quelle di Isola Dovarese, il livello raggiunto dal fiume non ne pregiudicava la conservazione.

Più complesso è apparso invece il contesto individuato in comune di Calvatone (CR), presso la riva di un’ansa fluviale immediatamente a monte dell’oasi WWF “Le Bine”.

La segnalazione, trasmessa dall'associazione Klousios - Centro Studi e ricerche basso Chiese, della presenza di una serie di palificazioni emerse dall’acqua e di abbondante materiale ceramico, ha permesso alla Soprintendenza di attivare la protezione del sito, con il coinvolgimento del sindaco di Calvatone, Valeria Patelli, del Comando Stazione Carabinieri di Piadena, del Comando Compagnia Carabinieri Casalmaggiore e l’aiuto nella sorveglianza di vari cittadini di Calvatone, Enrico Tavoni, Massimiliano Seniga, Francesco Cecere e dell’ispettrice onoraria e collaboratrice della Soprintendenza Daniela Benedetti.

L’indagine archeologica condotta ha permesso di rilevare e posizionare una struttura composta da un centinaio di pali lignei, che vanno a comporre una piattaforma quadrangolare a centro fiume collegata alla riva da due pontili. Nei pressi è stata reperita un’imbarcazione a fasciame, ancora per la maggior parte interrata.

Dettaglio imbarcazione emersa a Calvatone

La presenza di materiale ceramico di diverse cronologie, collegata allo scorrimento del fiume, non permette di datare con sicurezza la struttura, già individuata nel 2003 e allora interpretata come una palafitta ascrivibile ad un periodo compreso tra l’età del Bronzo Antico Finale e il periodo centrale del Bronzo Medio.

Le campionature effettuate dai pali permetteranno tramite analisi dendrocronologiche e con l’utilizzo del C14 di comprendere meglio la datazione e il significato del contesto, che risulta in ogni modo di straordinaria rilevanza.

Struttura palificata a Calvatone
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