“C’è Puzza di Gas”, dispersione di metano in 14 impianti lombardi: tra i più critici la Centrale di Stoccaggio di Sergnano
Riscontrate 10 perdite e 4 casi di venting (rilascio diretto in atmosfera)
“C’è Puzza di Gas": in Lombardia (regione numero uno per produzione e consumo di energia da fossili) Legambiente e CATF svelano la dispersione di metano in 14 impianti tra il lodigiano e il cremasco. Tra gli impianti più critici la Centrale di Stoccaggio di Sergnano con 10 perdite e 4 casi di venting e quella di Settala (MI) con 1 perdita e 4 casi di venting.
"C'è puzza di gas"
Ben 42 punti di emissione di metano, dei quali 20 casi di venting (rilascio diretto in atmosfera) e circa 22 perdite in differenti componenti delle infrastrutture (bulloni, valvole, giunture, connettori e contatori). Questi in estrema sintesi, i dati raccolti da Legambiente in collaborazione con Clean Air Task Force (CATF) nell’ambito dei monitoraggi condotti (tra il 12 e il 14 maggio) su 19 impianti a fonti fossili in Lombardia, nel lodigiano e nel cremasco.
Dispersione di metano
Nella regione numero uno per produzione e consumo di energia da fossili, su 19 in ben 14 delle infrastrutture riscontrate emissioni significative di gas metano, nemico invisibile con un effetto climalterante fino a 86 volte più potente di quello della CO₂ e tra i principali responsabili della crisi climatica.
La Centrale di Stoccaggio di Sergnano
Tra gli impianti che destano maggiore preoccupazione quelli di stoccaggio di Sergnano e Settala (MI): nonostante la distanza dalla componentistica e la possibilità di analizzare solo delle piccole porzioni degli impianti, sono stati trovati ben 14 punti di emissione nel primo (10 perdite e 4 venting) e 5 nel secondo (1 perdita e 4 venting).
Nel caso dell’impianto di Sergnano, inoltre, l’associazione ambientalista ha riscontrato un flaring non acceso che ha sfiatato una nuvola di metano in maniera continua. Problema che ha riguardato non solo i diversi pozzi collegati all’impianto, ma anche la centrale di trattamento e raccolta di idrocarburi ENI di Caviaga (LO) e quella di stoccaggio di Cornegliano IGS (LO).
La termocamera
L’indagine, resa possibile dalla termocamera per la rilevazione ottica di gas “FLIR GF320”, è stata condotta nell’ambito della tappa in Lombardia della seconda edizione di “C’è Puzza di Gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, la campagna del Cigno Verde insieme a CATF nata con l’obiettivo di informare e sensibilizzare sui rischi legati alle dispersioni e agli sprechi di metano in atmosfera; e che, partendo da presidi, flash mob e vertenze denuncia la dipendenza del Belpaese dalle fossili e monitora le infrastrutture, portando alla luce come il problema delle dispersioni di gas metano sia il comune denominatore di tutte le Regioni italiane.
“I dati che presentiamo non fanno che darci la conferma di un nemico silenzioso, il gas metano, che minaccia il nostro presente e futuro - dichiara Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente –. All'Italia serve un Governo che abbia più coraggio, che punti su politiche diverse fatte di efficienze energetica, rinnovabili, reti e accumuli.
In tema di emissioni fuggitive non solo è fondamentale che recepisca al più presto il Regolamento europeo in materia (alle battute finali) ma che vada nella direzione indicata dalla IPCC, attuando politiche ambiziose e colmando anche le lacune del documento europeo. A tal proposito è fondamentale non solo che il tema entri nel Piano nazionale Integrato Energia e Clima, ma che nessun euro speso dalle imprese per monitorare e intervenire sulle dispersioni gravi sulle bollette di famiglie e aziende”.
“La nostra Regione è quella che produce e consuma più energia da fonti fossili in Italia - commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Un primato di cui non andare fieri. Grazie alla termocamera ad infrarossi abbiamo osservato le imponenti perdite di metano della rete infrastrutturale lombarda. Un pericolo che non può che aumentare, pensando alle undici procedure autorizzative approvate dal MASE nella Regione dal 2020 ad oggi, tra cui i progetti di revamping e ampliamento riguardanti la centrale di Tavazzano Montanaso (LO). Progetti che dimostrano quanto si stia andando nella direzione sbagliata, contraria alla diffusione dell’energia da fonti rinnovabili e al phase-out da tutte le fonti fossili climalteranti”.
Le fonti fossili in Lombardia
La Lombardia è la Regione che produce più energia in Italia con 50,4 TWh di elettricità generata (2022), della quale il 72% proveniente dal comparto termoelettrico, dove il gas fossile è la principale fonte energetica utilizzata, con 34,4 TWh prodotti. Non a caso, la Lombardia è anche la regione italiana con i consumi più alti di gas: ben 16,1 miliardi di metri cubi nel 2022, a fronte di un consumo nazionale di 67,2 miliardi (il 24%).
La distribuzione e il termoelettrico sono i comparti con i consumi più alti (7,6 miliardi di metri cubi e 6,3), seguito dal settore industriale (2,6). Quello del termoelettrico fossile è un comparto destinato ad espandersi: sono infatti ben 11 le procedure autorizzative approvate dal MASE nella Regione dal 2020 ad oggi, distribuite su 7 centrali, tra progetti di revamping su centrali a gas già esistenti e installazione di nuove turbine; di queste 5 si sono aggiudicate aste del Capacity Market tra il 2022 e il 2024, godendo di incentivi statali.
Tra i progetti quello di revamping e ampliamento (per un passaggio di potenza elettrica da 1460 MW a 2041 MW) della centrale di Tavazzano Montanaso (LO). Altro comparto in cui la Lombardia svolge un ruolo centrale è quello legato allo stoccaggio di gas, ospitando sul suo territorio il maggior numero di impianti di stoccaggio in Italia (ben 6) distribuiti su cinque concessioni con 135 pozzi. Stoccaggio affiancato dalla produzione di idrocarburi che nel 2023 ha registrato 21,768 milioni di metri cubi di gas.