Scandalo "patenti facili" per stranieri, a capo dell'organizzazione un pakistano: coinvolta anche la provincia di Cremona
Tutto era organizzato alla perfezione, tanto che da lui arrivavano da mezza Italia per imbrogliare all'esame
Scandalo "patenti facili" per stranieri conseguite fraudolentemente con mezzi tecnologici. A capo dell'organizzazione un pakistano. Coinvolte diverse province d'Italia tra cui anche quella di Cremona.
Scandalo "patenti facili" per stranieri
Un’indagine articolata e complessa, che ha portato allo smantellamento di un’organizzazione ben oliata e ramificata sul territorio italiano che proponeva di far ottenere, con facilità, la patente di guida a persone straniere che non capivano e spesso non parlavano neanche la lingua italiana: un affare che poteva fruttare, per ogni candidato presentato, dai 2.000 ai 3.000 euro.
Come racconta Prima Verona, si tratta di una struttura collaudata e funzionante da anni con al vertice un uomo pakistano, S.N., con casa in un paese della provincia di Vicenza, che si avvaleva di una folta rete di procacciatori d’affari sparsi nelle regioni del nord Italia, ma con qualche cellula anche nel Lazio. Grazie a questa fitta rete di persone che, girando per le varie comunità pakistane e indiane, si proponevano quali intermediari per l’ottenimento di patenti di guida italiane, S.N. era riuscito a costruirsi un’ottima reputazione e molti connazionali lo contattavano sicuri che, grazie a lui, avrebbero ottenuto la tanta agognata patente.
Pacchetto completo, chiavi (dell'auto) in mano...
S.N. offriva un pacchetto completo e allettante: una volta concordato il prezzo, era lui ad occuparsi, unitamente ai più stretti collaboratori, di tutta la parte burocratica: prenotava le visite mediche e portava il candidato presso le scuole guida curando l’iscrizione e concordando la data in cui lo stesso doveva presentarsi per svolgere la prova.
La mattina dell’esame S.N. recuperava la persona e gli consegnava una felpa, un giaccone o una camicia contenente una microcamera. Successivamente inseriva un micro-auricolare nell’orecchio e dava le istruzioni sul comportamento da tenere in aula durante l’esame. Unico compito del candidato era di sedersi alla postazione, posizionare il monitor con le domande a favore della microcamera e attendere le risposte.
Tutto talmente organizzato e sicuro che S.N. ha visto, in poco tempo, aumentare le richieste da parte di connazionali, allargando il proprio giro d’affari in particolare in molte province del Nord Italia. Dagli atti dell’indagine è risultato addirittura che alcuni candidati siano stati trasportati, per superare la prova d’esame, da Vicenza fino a Roma.
Nell’eventualità che il candidato venisse scoperto, sarebbe stato comunque difficile risalire all’organizzazione, in quanto i telefoni utilizzati e posizionati negli indumenti erano governati da remoto e le schede sim utilizzate per le chiamate, intestate al candidato stesso. Ne consegue che nulla poteva portare a S.N. e che quando i candidati venivano scoperti, il singolo fatto reato veniva trattato da solo e difficilmente veniva collegato ad altri episodi che magari erano accaduti a molti chilometri di distanza.
Il meccanismo perfetto si inceppa
Tutto funzionava perfettamente fino a quando, a maggio del 2022, gli uomini del Laboratorio Analisi Documentale della Polizia Locale di Verona, agli ordini del Comandante Altamura, durante una sessione d’esame, hanno scoperto un cittadino pakistano che proprio durante la prova di teoria stava utilizzando una microcamera. Un episodio all’apparenza come tanti altri, ma che ha dato il via, grazie al materiale rinvenuto, ad un’indagine che, come in un puzzle, ha visto unirsi tanti pezzi fino a quel momento non collegati tra loro e che hanno portato fino alla città di Vicenza.
Di fondamentale importanza è stato un primo scambio info-operativo avvenuto tra la Polizia Locale veronese e gli uomini della Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Vicenza, che ha portato a diversi punti in comune su fascicoli trattati dai due organi e che ha permesso di unire ulteriori pezzi di un unico disegno criminoso.
Le indagini
Valutato quanto raccolto dai propri collaboratori, i rispettivi Dirigenti hanno deciso di unire le forze, portando all’attenzione del Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Verona, dott. Ottaviano Gennaro, titolare delle indagini relative al filone scaligero, le prime risultanze investigative comuni ai due corpi. Sono cosi iniziate, sotto stretto coordinamento del Dott. Ottaviano, ulteriori indagini durate alcuni mesi nei quali gli Agenti hanno pedinato, con controlli appositamente predisposti, tutti i movimenti del S.N. e di altre persone legate all’organizzazione.
I pedinamenti, a volte protrattisi fino alla provincia di Sondrio, hanno potuto far accertare come il sodalizio operasse sul territorio e come i candidati venissero preparati ed indottrinati sul comportamento da tenere durante la sessione d’esame. Sono state inoltre delineate le scuole guida in cui S.N. era uso appoggiarsi per l’iscrizione dei candidati e i luoghi in cui era uso acquistare il materiale elettronico. Di volta in volta gli uomini dei due comandi hanno analizzato e incrociato tutti i dati fino ad arrivare a ricostruire tutti gli spostamenti e ad individuare i candidati presentati nei mesi precedenti: le risultanze sono state riportate al Dott. Ottaviano che ha disposto, per la ricerca di prove decisive, le perquisizioni di 4 abitazioni situate nel territorio vicentino.
Scattano le perquisizioni
Nel mese di ottobre è stato dato seguito alle perquisizioni mediante l’impiego di 7 pattuglie composte da Ufficiali ed Agenti appartenenti ai due corpi di Polizia. Durante le operazioni, che hanno dato esito positivo, sono stati trovati diversi telefoni cellulari, schede sim card, auricolari, magliette e mascherine FFP2 già predisposte con telecamere e micro fori, router Wi-Fi insieme a tutto il necessario per la fabbricazione ed il montaggio degli apparati elettronici, pratiche di iscrizioni presso scuole guida già compilate e pronte ad essere presentate, agende con la rendicontazione dei guadagni ottenuti con l’attività illecita, fototessere, copie di documenti di persone extracomunitarie, certificati anamnestici, una somma pari a 4.750 euro in banconote di vario taglio celati e nascosti nella camera da letto oltre che a documenti falsi, di pregevole fattura già stampati e pronti all’uso.
Otto denunciati
Tra i documenti sequestrati, oltre a quelli di cittadini pakistani ed indiani, sono stati rinvenuti anche documenti di soggetti asiatici, sintomo quest’ultimo che l’organizzazione si stava aprendo anche a nuovi “clienti”. L’indagine, che ha visto coinvolte le Province di Brescia, Vicenza, Bergamo, Cremona, Sondrio, Udine e Roma, ha portato alla denuncia, in varie Procure d’Italia, di 8 persone.
Sono attualmente al vaglio le posizioni di ulteriori circa 40 persone, coinvolte a vario titolo. Per alcune decine di candidati verrà proposto alle Motorizzazioni civili di competenza l’annullamento della patente di guida ottenuta indebitamente con la revisione della patente di guida per la verifica dell’idoneità tecnica alla guida.