Oglio Po, un anno al centro vaccinale: "Abbiamo lavorato con il cuore"
In tredici mesi sono state effettuate 85 mila vaccinazioni, di cui 82 mila anti-covid e circa 3 mila antinfluenzali.
Rachele Bini, responsabile dell’hub allestito all’Avis di Casalmaggiore, racconta l’esperienza vissuta, le difficoltà e l’importanza del lavoro di squadra tra operatori sanitari e volontari: "Abbiamo lavorato con il cuore".
Oglio Po, un anno al centro vaccinale: "Abbiamo lavorato con il cuore"
Due anni in prima linea per contrastare la pandemia, tredici mesi in servizio al punto vaccinale di Casalmaggiore. Gli operatori sanitari dell’hub vaccinale di Casalmaggiore brindano alla chiusura del servizio allestito presso il punto prelievi dell’Avis comunale, che ha messo a disposizione spazi e volontari. Festeggiare la fine della pandemia sarebbe prematuro, ma per molti è l’occasione per ritrovarsi senza camice e riconoscere ciò che di buono c’è stato.
Sembra passato un secolo dal “Vaccine Day”, il 27 dicembre 2020, giorno in cui l’Italia e l’Europa hanno avviato la campagna di vaccinazione anti Covid-19. La mobilitazione ha coinvolto ogni livello e professione dei presidi sanitari territoriali, mettendo a punto una macchina organizzativa basata su costanza e dedizione di medici, infermieri, operatori sociosanitari e volontari.
Così è stato anche all’Oglio Po: su impulso della direzione sanitaria dell’Asst di Cremona - in capo a Rosario Canino - e in coordinamento con la responsabile del servizio vaccinazioni Antonella Laiolo, dall’8 marzo 2021 al 18 marzo 2022 è stato allestito l’hub vaccinale destinato al territorio casalasco e viadanese. In tredici mesi sono state effettuate 85 mila vaccinazioni, di cui 82 mila anti-covid e circa 3 mila antinfluenzali.
Mettersi a disposizione
Rachele Bini, responsabile dell’hub allestito presso la sede Avis, ripercorre con la mente il lavoro e il tempo speso per combattere la pandemia. Geometra di formazione, dopo gli studi ha deciso avvicinarsi al mondo della sanità: «Ho iniziato a prestare servizio in ospedale come ausiliaria, poi ho fatto un corso per diventare infermiera. Ho lavorato vent’anni nell’area di Terapia Intensiva, prima nel presidio di Asola e poi all’Oglio Po di Casalmaggiore».
Dopo un master in coordinamento e perfezionamento, ha ricoperto diversi incarichi nel campo della ricerca e del controllo epidemiologico, nella gestione dell’area intensiva e per un periodo dell’internistica. Ora è responsabile della gestione delle risorse territoriali e ospedaliere per l’ambito casalasco e viadanese.
«Finché l’emergenza Covid non ha cambiato tutto», commenta Rachele. «Non scorderò mai i primi mesi della pandemia: ci siamo rimboccati tutti le maniche e abbiamo lavorato senza sosta, la pressione era insostenibile, eravamo sconvolti. Con la notizia del vaccino è stato naturale mettersi a disposizione. Sono infermiera, promuovere la salute è anche mio dovere: se vaccinare è ciò che serve per uscire da questa situazione, allora si fa. Senza “se” e senza “ma”».
"Nessuno escluso"
La responsabile dell'hub casalasco ripercorre gli ultimi tredici mesi: «Nonostante le ristrettezze di personale (cinque infermiere e un assistente sanitaria) direi che è andata bene, nessuno si è tirato indietro». Oltre al lavoro ordinario all’Oglio Po, Rachele si è occupata di coordinare l'attività vaccinale presso la sede Avis, per un totale di 500 ore di lavoro straordinario. «L’ho fatto volentieri, l’ho fatto con il cuore. Abbiamo saputo creare un ottimo ambiente e gruppo di lavoro, che ha consentito di adattare l’attività ai numerosi cambiamenti in corso d’opera».
Il peso della responsabilità è stato in parte compensato dalla condivisione del lavoro tra i vari operatori impegnati sul campo. «Penso alle infermiere del reparto di pediatria, le mie “ragazze”, che con i medici in turno hanno costituito il nucleo operativo dell’hub», ricorda Rachele. I ringraziamenti si estendono ai volontari – in tutto una ventina – che hanno gestito l’accoglienza e affiancato il personale sanitario nei momenti di maggiore intensità.
«Il nostro obiettivo era vaccinare, senza lasciare indietro nessuno. L’abbiamo fatto, raggiungendo gli obiettivi prefissati e questo è merito di tutti».
A due settimane dalla chiusura del’hub casalasco, è difficile guardare oltre: «Non credo sia proprio finita – confessa Rachele – Ma da questa esperienza trattengo tutto ciò che di buono c’è stato. Imparare a lavorare insieme è stato un risultato importante per tutti, anche per le persone assistite in questi tredici lunghissimi mesi. Ce l’abbiamo messa tutta per riportare un po’ di luce e di speranza. Se ho contribuito a questo, sono contenta».