Vuole farla finita: la telefonata della salvezza ai Carabinieri

Il militare di turno intuisce immediatamente la grave situazione e lo stato confusionale dell’interlocutore.

Vuole farla finita: la telefonata della salvezza ai Carabinieri
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Vuole farla finita: la telefonata della salvezza ai Carabinieri. Una volta localizzato il suo domicilio, una pattuglia si è portata sul posto.

Vuole farla finita: la telefonata salvezza

La scorsa notte, a Cremona presso la Centrale Operativa 112 è pervenuta una telefonata da parte di un 40enne, che disorientato ed in modo confuso, manifestava l’intenzione di volersi suicidare poiché depresso, in solitudine e disperato per non poter stare con il proprio figlio minore, a seguito della recente separazione coniugale.

Localizzato dai carabinieri

Lo stesso ha riferito di voler farla finita e non ha risposto sulla possibilità di aver ingerito farmaci o altre sostanze, pertanto il militare di turno quale addetto alla Centrale Operativa, intuendo immediatamente la grave situazione e lo stato confusionale dell’interlocutore, ha cercato di farlo desistere nell’intento, prolungando il più possibile la conversazione telefonica (durata circa 7 minuti) al fine di consentire l’arrivo dei soccorsi. Localizzato il chiamante (che non ha voluto fornire l’indirizzo di domicilio) sul posto si è portata una pattuglia che, fattasi aprire la porta dallo stesso aspirante suicida, è riuscita a soccorrerlo e a riportarlo alla calma in attesa dell'arrivo del 118. Il soggetto veniva ricoverato presso l’Ospedale di Cremona, in stato confusionale per accertamenti.

Senso del dovere

Il militare addetto alla Centrale Operativa 112 ha dimostrato alto senso del dovere, spirito d’altruismo e lodevole professionalità.

Questo intervento è l’occasione per evidenziare come spesso l’Arma anche con il personale non in servizio sulla strada può essere vicino alla persone che hanno bisogno di aiuto. Numerosi e quotidiani sono stati in questi mesi gli interventi dei militari in tutta la provincia per sventare episodi suicidari da parte di soggetti, anche minori, colti da momenti di forte sconforto. Episodi in cui i militari hanno dovuto dimostrare la loro professionalità e dar esempio di spiccata umanità, capacità di dialogo, spirito di altruismo e fermezza.

I precedenti

A tal proposito basti ricordare l’episodio dell’9 giugno 2018, allorquando i militari della Stazione CC di Vailate, transitando in via Carlo Porta notavano un uomo che camminava a bordo strada brandendo un bastone, identificato in un 54enne del posto che interpellato riferiva di essere alla ricerca del figlio minore 16enne, affetto da turbe psichiche e che a seguito di un’accesa discussione in famiglia era scappato di casa con un grosso coltello da cucina minacciando di suicidarsi. Immediatamente i militari si mettevano alla ricerca del ragazzo rintracciandolo poco distante e riuscivano a farlo desistere dall’insano gesto solo dopo un lungo dialogo e dopo essersi dato alla fuga per le vie cittadine. Raggiunto e definitivamente bloccato in una strada senza uscita il giovane, vistosi perduto, cercava di procurarsi delle ferite al collo ed ai polsi con il coltello da cucina di grosse dimensioni scatenando pronta e repentina reazione dei militari che si avventavano sul ragazzo riuscendo a fatica, vista la strenua resistenza opposta, a fermarlo a terra e a disarmarlo senza usare violenza e rimanendo tutti illesi.

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Un altro episodio in cui i Carabinieri hanno dimostrato doti di grande umanità e capacità di dialogo risale al 18 luglio allorquando in Castelleone via Bodesine nr.39 presso l’abitazione di un 40enne, i militari accedevano nell’abitazione dove era già presente il personale del 118 che informavano gli operanti dei propositi suicidari rappresentati poco prima dal citato 40enne. Un sottufficiale pertanto raggiungeva l’uomo al piano superiore, nella zona cucina, piegato in avanti sul lavabo intento ad armeggiare sulle proprie braccia senza però riuscire a vedere con chiarezza cosa stesse facendo. L’uomo appena notava la presenza del militare lo invitava a non avvicinarsi perché avrebbe comunque portato a termine il suo intento sentendosi un fallito e rammaricandosi della conclusa relazione con la moglie. Il sottufficiale però di fronte all’evidente stato di agitazione del soggetto, iniziava faticosa opera di dialogo finalizzata a convincerlo a desistere dall’insano gesto facendolo meditare sulle conseguenze dello stesso finché l’uomo, preso da un momento di verosimile forte stress, faceva cadere il coltello mostrando il polso sinistro ferito. Colto da sconforto chiedeva di poter fumare una sigaretta venendo accompagnato sul terrazzo dell’abitazione dove acconsentiva a farsi medicare il polso dai sanitari presenti e al termine di ulteriore sfogo e dialogo con il sottufficiale accettava di farsi accompagnare presso il locale pronto soccorso.

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