CRONACA

Pandoro-Gate: chiesta la condanna a 20 mesi per Chiara Ferragni, a gennaio la sentenza

Accusata di truffa aggravata insieme a Fabio Damato e Francesco Cannillo

Pandoro-Gate: chiesta la condanna a 20 mesi per Chiara Ferragni, a gennaio la sentenza

Condanna di un anno e otto mesi: questo è quanto emerso dall’udienza che si è tenuta ieri, 25 novembre 2025, all’interno del Tribunale di Milano, per il caso del PandoroGate che vede accusata la nota imprenditrice digitale di Cremona, Chiara Ferragni, per truffa aggravata.

Chiara Ferragni in Tribunale

La condanna di 20 mesi è stata richiesta dal Procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pubblico ministero Cristian Barilli nei confronti dell’imputata Chiara Ferragni che, insieme a Fabio Damato – suo ex braccio destro, per il quale è stata richiesta una condanna di un anno e otto mesi – e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID, per cui è stata richiesta una condanna di un anno, entrambi accusati di truffa aggravata, si trova al centro della bufera scatenata dal caso PandoroGate.

Accusata di pubblicità ingannevole per fatti che risalgono agli anni 2021 e 2022, quando l’influencer promuoveva le uova di Pasqua “Sosteniamo i Bambini delle Fate” Dolci Preziosi e il Pandoro Pink Christmas.

Secondo gli inquirenti sarebbero stati ottenuti ben 2,2 milioni di euro in profitti ingiustificati poiché, secondo l’indagine svolta dai militari della Guardia di Finanza, i prodotti sarebbero stati venduti con pubblicità ingannevole e, secondo la procura, il prezzo di vendita non comprendeva la beneficenza.

La richiesta avanzata dai magistrati tiene conto anche del rito abbreviato, che comporta la riduzione di un terzo della pena. La prossima udienza si svolgerà il 5 dicembre 2025.

Dichiarazione dopo l’udienza

Al termine dello svolgimento dell’udienza, la nota influencer cremonese ha rilasciato una dichiarazione al Corriere della Sera, concordata con i suoi legali – gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana – prima di allontanarsi:

Tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in buona fede”.