Ai domiciliari

L'interrogatorio di Suor Anna Donelli: "Non sapevo fossero della 'Ndrangheta" e poi colpisce la telecamera di un giornalista

La religiosa cremonese, accusata di aver fatto la "postina" tra i membri del clan Tripodi detenuti e i familiari, ha negato tutto

L'interrogatorio di Suor Anna Donelli: "Non sapevo fossero della 'Ndrangheta" e poi colpisce la telecamera di un giornalista
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Dopo aver negato ogni accusa in due ore e mezza di interrogatorio, l’avvocato Ranieli ha richiesto la revoca degli arresti domiciliari sostenendo l’inconsistenza delle prove contro la sua assistita.

Legami con la 'Ndrangheta, interrogata Suor Anna Donelli

Si è presentata nella mattinata di ieri, venerdì 13 dicembre 2024, al tribunale di Brescia per l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Andrea Guerrerio la cremonese Suor Anna Donelli. L’accusa nei confronti della 57enne è grave: concorso esterno in associazione mafiosa per presunti legami con il clan ‘ndranghetista dei Tripodi operativo nel Bresciano tra Flero e Castel Mella.

Suor Anna

La religiosa, milanese d'adozione, definita dal suo legale come "l’angelo degli ultimi" per la sua attività di volontariato in carcere, è agli arresti domiciliari da una settimana in un appartamento alla periferia di Milano. Secondo l’accusa, avrebbe agito come tramite tra i detenuti appartenenti alla cosca e i loro familiari veicolando messaggi e rafforzando i legami del clan. Durante l'interrogatorio, ha negato tutto.

Ha fatto cadere la telecamera di un giornalista

Al Palazzo di Giustizia di Brescia è arrivata poco prima delle 10 con il suo avvocato Robert Ranieli. Con lo sguardo sfuggente e il cappuccio in testa, ha evitato le macchine fotografiche e non ha rilasciato dichiarazioni ma sembrava serena. Di tutt'altro umore era alle 12.35 dopo l'interrogatorio di oltre due ore e mezza mentre raggiungeva l'auto per tornare a casa.

Donelli si copre il volto per non farsi fotografare

I giornalisti la attendevano e hanno iniziato subito a riprenderla. A questo punto, la religiosa ha reagito con nervosismo colpendo con una mano la telecamera di un reporter facendola cadere. Nel frattempo continuava a lamentarsi con i cronisti: "Ma piantatela, basta, cosa pensate di fare!".

"Non sapevo fossero 'ndranghetisti"

Per chi si fosse perso gli ultimi sviluppi, Suor Anna è coinvolta in un’inchiesta antimafia che ha portato all’arresto di oltre trenta persone. Per gli inquirenti, la 57enne avrebbe svolto un ruolo cruciale nella rete del clan agendo come postina tra i membri del clan ‘ndranghetista dei Tripodi detenuti a Brescia e Milano e i sodali all’esterno.

Durante l'interrogatorio, ha negato tutto. A sua detta, ha svolto unicamente il suo ruolo di volontaria. Chiedeva ai detenuti se avessero bisogno di qualcosa e portava conforto. Secondo la sua versione, neanche sapeva che fossero ‘ndranghetisti. Ma tra le intercettazioni figurano conversazioni in cui la religiosa rassicurava una nipote coinvolta in un incidente stradale.

Le aveva promesso che avrebbe risolto tutto lei tramite i suoi amici. Secondo il giudice, queste parole dimostrerebbero la consapevolezza della religiosa del potere del clan Tripodi.

L'incidente della nipote e gli incontri con il clan

Tra le sue poche ammissioni, quella di essersi effettivamente recata alle presunta base operativa dei Tripodi. Si tratta di un capannone della zona industriale di Flero, l'officina Stefan Metalli. Giustificandosi, Donelli ha affermato che conosceva Francesco Tripodi perché ci aveva avuto a che fare come volontaria in carcere anni prima.

E non essendo esperta di incidenti, consapevole del fatto che lavorasse in officina, sarebbe andata a trovare la sua vecchia conoscenza per un chiarimento in merito all'incidente della nipote. Ma non è finita qua perché gli investigatori sostengono che suor Anna abbia partecipato a diversi incontri del clan.

In uno di questi, Stefano Tripodi si vantava anche davanti alla suora delle proprie capacità intimidatorie e della formazione del giovane sodale Andrea Costante affermando che gli avrebbe presto insegnato a sparare per fargli fare le rapine. La religiosa ha di fatto ammesso di aver sentito parole di quel tipo, ma si è difesa dicendo che non andava davanti a lui a fare "la maestrina" perché l'attività evangelica non si fa così.

Richiesta la revoca dei domiciliari

Dopo aver negato ogni accusa, l’avvocato Ranieli ha richiesto la revoca degli arresti domiciliari sostenendo l’inconsistenza delle prove contro la sua assistita. Il giudice Andrea Guerrerio ha dichiarato che si prenderà una settimana di tempo per decidere, consultandosi con i pubblici ministeri Francesco Carlo Milanesi e Teodoro Catananti, titolari dell’indagine.

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