Giornate Fai d’Autunno 2019: il 12 e 13 ottobre, ecco i gioielli cremonesi da scoprire

Quello in arrivo sarà un weekend unico e irripetibile.

Giornate Fai d’Autunno 2019: il 12 e 13 ottobre, ecco i gioielli cremonesi da scoprire
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Le Giornate FAI d’Autunno compiono otto anni e sono più vitali che mai. Sono giovani perché animate e promosse proprio dai Gruppi FAI Giovani, che anche per quest’edizione hanno individuato itinerari tematici e aperture speciali che permetteranno di scoprire luoghi insoliti e straordinari in tutto il Paese. Un weekend unico e irripetibile quello in arrivo che toccherà 260 città, coinvolte a sostegno della campagna di raccolta fondi del FAI “Ricordati di salvare l’Italia”, attiva a ottobre.

Giornate Fai d’Autunno

Due giorni per sfidare la capacità degli italiani di stupirsi e cogliere lo splendore del territorio che ci circonda, invitando alla scoperta di 700 luoghi in tutta Italia, selezionati perché speciali, curiosi, originali o bellissimi.

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Ecco i gioielli cremonesi da scoprire

Oratorio del SS.mo Crocifisso al Quartierone – Sacrario dei Caduti per la Patria a Crema: La piccola chiesa appartiene al Capitolo della Cattedrale di Crema e custodisce un affresco che raffigura il "Santissimo Crocifisso con la Madonna e San Giovanni", attribuito a Tomaso Pombioli. In origine la parete affrescata era parte del Quartier Grande dei soldati, detto Quartierone, edificio militare costruito nel 1569, durante la dominazione veneziana, tra il Palazzo del Monte di Pietà e le mura venete, e demolito nel 1716. Oggetto di grandissima devozione, l’affresco fu salvato dalla distruzione; per custodirlo, nel 1717, grazie alle elemosine, fu costruito questo piccolo oratorio a ridosso delle mura, in seguito completato con il campanile e, nel 1852, con una campata aggiuntiva, un piccolo pronao e la sacrestia. L’interno presenta volte a crociera e affreschi che illustrano la storia della sua edificazione. Nel 1958 è stato intitolato “Sacrario dei Caduti per la Patria” e, dal 2011, dotato del “Carillon dell’Unità d’Italia”, un unicum a livello nazionale con 13 campane.

Palazzo Zurla De Poli, Crema: Edificato nel 1520 da Leonardo Zurla, per la nobile famiglia di Crema, il palazzo si estende tra le attuali vie Tadini e Bottesini con due sobrie facciate esterne che ricalcano i canoni cinquecenteschi lombardi e che, come usualmente accadeva, riservano lo sfarzo per gli ambienti interni. Dal cortile un breve scalone conduce al salone d’onore, ricco di affreschi raffiguranti i momenti salienti della storia di Amore e Psiche, attribuiti a G.B. Castello, detto il Bergamasco. Accanto al salone d'onore ci sono tre sale minori, decorate con cicli pittorici dei maggiori artisti lombardi del tempo. Nelle tre sale ricorre il tema del peccato umano e del perdono di Dio. I tre cicli pittorici, tra i quali la “Parabola del Figliol Prodigo” di Aurelio Buso, esprimono un unico progetto teologico, affidato dai committenti, in anni diversi, ai singoli autori perché lo sviluppassero secondo i canoni del proprio tempo e del loro personale stile espressivo.

Parco comunale “Ugo Chiappa” e camminamento delle mura venete, Crema: Il piccolo parco, con la villa privata e l’ex ambulatorio ora sede dell'AVIS, nel 1966 è stato lasciato in eredità al Comune di Crema dal dottor Ugo Chiappa, noto medico cremasco. Dal cancello d’ingresso, fiancheggiato da costruzioni di gusto medievaleggiante, si sviluppa il viale dedicato ai Caduti senza croce che conduce alla villa, costruita nel 1928 in stile neomedievale. Parco e villa sono arricchiti esternamente da numerosi reperti di epoche diverse, che testimoniano la passione per l’antico del proprietario originario e donano al luogo quel fascino ereditato dagli stilemi del parco all’inglese, i cui modelli erano ormai diffusi anche a Crema. In quest’area della città si estendeva in passato la palude del Moso da cui proveniva la roggia Crema, che, sino all’interramento avvenuto nel 1946, percorreva il “viale dell’acqua” o “strada dietro l’acqua”, dall’attuale via Verdi, sede del Mercato coperto, a via Bottesini, alle Beccarie e alla contrada di San Michele, ora via Cavour.

Scuola dell’Infanzia comunale “Casa dei bambini – Iside Franceschini”, ex Asilo Montessori, Crema: L’edificio, in sobrio stile novecentista, è stato progettato dall’Architetto Tito Magnani e costruito nel 1935 in una parte dell’ortaglia dell’adiacente palazzo Zurla, grazie ai fondi raccolti in onore delle nozze del Principe di Piemonte tra i cittadini cremaschi. L’istituzione “Asilo infantile di Crema” risale al 1866 come ente morale intitolato al “Principe Umberto” e diventa “Casa dei bambini” nel 1953. All’interno tutto è a misura di bambino. “Aiutami a fare da solo” è il principio del metodo Montessori, al quale si ispira dal 1975 la scelta pedagogica della scuola, fondata principalmente sulla conquista dell’autonomia. La struttura è costituita da diversi locali, tutti al piano terreno e in diretta comunicazione con un vasto giardino, attrezzato con arredi e giochi. Dal 2003 la Scuola dell'Infanzia comunale “Casa dei Bambini” è intitolata a Iside Franceschini.

Palazzo Cattaneo, Cremona: Esempio di rilevanza dell’evoluzione artistica e della fusione di stili, Palazzo Cattaneo si presenta come una costruzione seicentesca, a cui furono successivamente sovrapposte numerose trasformazioni architettoniche. Divenuto di proprietà dei fratelli Ariberti, nel 1633 passò ai Cattaneo, che intrapresero un’importante riqualificazione della struttura. Intorno al 1788 si registrano gli interventi di Faustino Rodi, tra le personalità più attive in ambito architettonico nella Cremona di fine Settecento. A questa epoca si collocano le raffinate decorazioni del piano nobile, tra cui la Galleria Pompeiana, la Sala dell’Albero, in cui si ammirano riquadri con rovine di gusto preromantico, e la celebre Sala delle Cariatidi, ambiente luminosissimo e dalla cupola ellittica, in cui era solita esibirsi l'Accademia Filarmonica, fondata nel 1735. Negli ambienti si alternano tecniche differenti: dal rilievo alla pittura a encausto.

Palazzo Mina Bolzesi, Cremona: Esempio maestoso di neoclassicismo impero, palazzo Mina Bolzesi fu eretto fra il 1812 e il 1815 per volere di Gaetano Bolzesi, ricco borghese dedito al commercio. Resta incerta la paternità del progetto, generalmente riferito a Simone Cantoni, mentre la facciata, secondo la storiografia locale, spetta al giovane Carlo Sada. All’interno si distinguono gli ambienti di rappresentanza verso la facciata su strada e gli appartamenti privati verso il giardino. Il salone di ricevimento fu decorato da Giuseppe Diotti con tre affreschi alle pareti – la Danza delle Stagioni, la Condanna di Antigone, Ulisse presso Alcinoo – e la grande scena dell’Olimpo sul soffitto, corrispondenti ai quattro elementi (Terra, Fuoco, Acqua, Aria), eseguiti fra il 1817 e il 1826. Seguono altri ambienti con affreschi e stucchi in cui si conservano le uniche opere della collezione Bolzesi rimaste in loco: il Ganimede di Camillo Pacetti e la Danzatrice di Gaetano Monti. La visita comprende il parco ed i sotterranei.

Palazzo Vidoni Pagliari, Cremona: Palazzo Vidoni fu costruito tra il 1563 e il 1566 per volere dei Vidoni, ricchi mercanti di tessuti documentati a nel corso del XV secolo. L’edificio è caratterizzato da un bugnato rustico mentre, in corrispondenza del piano nobile sono collocate le finestre timpanate e a doppia voluta con teste di cherubini. Le modifiche tardo settecentesche del prospetto si devono a Faustino Rodi, che spostò l’entrata principale del palazzo su via Manzoni, arricchendola dell’attuale ingresso con colonne sovrastate da un balcone. L’interno della struttura fu notevolmente alterato tra gli anni ’30 e '40 del Novecento, quando fu designato come sede della Federazione Fascista dei Commercianti. Le sale del piano nobile conservano ancora raffinate decorazioni neoclassiche ed eleganti stuccature, alcune delle quali riferite all’ornatista Antonio Dragoni. Dal 1952 l’edificio ospita l’Associazione del Commercio, del Turismo e dei Servizi della Provincia di Cremona (Confcommercio).

(Foto di copertina: Palazzo Cattaneo, Cremona)

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