Sindaco Bonaldi rispedisce al mittente le rimostranze del Centro Culturale Islamico
Il Comune di Crema la classifica come "non pertinente".
Sindaco Bonaldi ancora alle prese con il Centro Culturale Islamico
Sindaco Bonaldi
La querelle tra il Comune di Crema e il Centro Culturale Islamico non si placa. Con una nota stampa diffusa agli inizia di luglio L’Amministrazione comunale ha reso noto di aver notificato una ordinanza al Centro culturale islamico cremasco e al proprietario dell’immobile in via Rossignoli 37 nella quale si obbligava al ripristino del luogo “alla destinazione d’uso antecedente l’attuale destinazione a luogo di culto nello stabile di Via Rossignoli 37. Il documento riprendeva tutti gli atti, i procedimenti e gli eventi che hanno riguardato questo immobile e il ruolo del centro islamico, che hanno portato a considerare l’attività svolta in questo luogo non compatibile con la destinazione urbanistica consentita.
La risposta
Il Centro Culturale Islamico ha ribattuto con una nota, spedita al Comune di Crema, ritenuta però non pertinente rispetto all'Ordinanza. Ecco le dichiarazioni in merito del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi.
"In merito alla lettera inoltrata dal Centro Culturale Islamico rubricata al prot.n. 33754 del 30 Luglio 2018, è parere dei Servizi Tecnici che questa non incida sulla procedura dell’Ordinanza. Questa verte sul fatto che l’uso con cui fu concesso l’immobile sito in Via Rossignoli, n. 37 (individuato al catasto al fg. 20 mapp. 690), al momento del sopralluogo della Polizia Locale e considerate le immagini acquisite agli atti, risultava diverso. La destinazione d’uso accertata, come luogo di culto, “non risulta conforme allo strumento urbanistico vigente e neppure alle norme edilizie e di sicurezza”.
"Le ordinanze o si eseguono o si impugnano"
“Come precisato nella risposta tecnica data dal dirigente”, commenta il sindaco Stefania Bonaldi, “la lettera inoltrata dal Presidente del Centro Culturale Islamico è inconferente rispetto alle contestazioni mosse a suo tempo, che riguardano un uso non ammesso del capannone quale luogo di culto. Peraltro le ordinanze si eseguono, oppure si impugnano presso il giudice amministrativo, non è data una terza ipotesi, cioè quella della controdeduzione, peraltro fuori tema come accaduto nello specifico.
Gli uffici preposti procederanno dunque a verificare, quando lo riterranno, se i dettami dell’ordinanza sono stati rispettati; dopodiché, in funzione di quanto risulterà, l’Amministrazione farà le proprie valutazioni e conseguenti azioni. Sarà persino pletorico, ma ribadisco il concetto: quel luogo non può essere adibito alla preghiera, nemmeno occasionalmente, non avendo una destinazione urbanistica compatibile, e l’Amministrazione non intende accordarla variando il PGT. L’uso “di fatto” come luogo di culto non sana questo vizio originario e continuerà ad essere perseguito con tutte le azioni e modalità che ci competono”.