Il movente dell'omicidio di Casale

La casa prestata per gli incontri con l'amante e i soldi rubati: una vendetta maturata in 5 anni

"La mia era una fissazione: trovare il modo di poter fare del male a Gozzini. Ci pensavo giorno e notte".

La casa prestata per gli incontri con l'amante e i soldi rubati: una vendetta maturata in 5 anni
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Omicidio di Casale Cremasco: Domenico Gottardelli prova a spiegare al gip le motivazioni che lo hanno portato ad uccidere Fausto Gozzini nella mattinata di mercoledì 14 settembre 2022.

Omicidio Casale Cremasco: una vendetta matura in 5 anni

"La mia era una fissazione: trovare il modo di poter fare del male a Gozzini. Ci pensavo giorno e notte".

Sono le parole di Domenico Gottardelli che davanti al gip Elisa Mombelli, ristretto nel carcere a Cremona, prova a spiegare il perchè mercoledì scorso ha imbracciato un fucile e ha ucciso Fausto Gozzini nella sua azienda di Casale Cremasco.

Una vendetta maturata in 5 anni. Domenico Gottardelli, idraulico 78enne in pensione, spiega di aver conosciuto Gozzini, 61 anni, una trentina di anni fa. Presto diventano molto amici. Condividono cene, vacanze e qualche affare. Come quello sfumato di Dubai. Un appartamento la cui compravendita non andò in porto: Gottardelli ci mise 130 mila euro di caparra. Soldi che poi gli vennero restituiti e depositò in un istituto bancario di Montecarlo e dal quale prelevava mensilmente 10 mila euro. Fino ad accumulare 400mila euro che custodiva nel garage di casa. 

I soldi spariti e l'amante

Soldi poi spariti un giorno di circa cinque anni fa. Il sospetto di Gottardelli è andato subito all'amico Fausto che era a conoscenza di quella somma.

"Ho sospettato della mia domestica e del Gozzini. Erano amanti e per i loro incontri prestavo la mia casa. Oltre a me, solo la mia domestica aveva le chiavi. E Gozzini sapeva del denaro contante che avevo in garage".

L'omicidio

In questi cinque anni, il pensionato, ha vissuto maturando il desiderio di vendicarsi. Una vera e propria fissazione che lo ha portato alla decisione di "farla fuori" e uccidere l'amico. Così mercoledì scorso, durante la mattinata, si è recato nell'azienda di Fasto Gozzini, la Classe A Energy di Casale Cremasco, alla guida della sua Citroen 2 Cavalli bianca. Ha parcheggiato l'auto nel cortile e, fucile in braccio, si è recato nell'ufficio di Gozzini.

Qui, dopo un primo colpo accidentale sul pavimento, gli ha sparato a bruciapelo, uccidendolo. Alla moglie e al figlio del 61enne, accorsi in ufficio all'udire degli spari, ha riferito: "Chiamate i carabinieri e l'ambulanza".

Dopo un iniziale silenzio, al giudice ha continuato a ripetere: "Dormo tranquillo. Non ci penso più. Mi sono tolto un peso".

L'auto con cui l'omicida è arrivato in azienda

Estroso, ma gentile

Gottardelli viene descritto da quanti lo conoscono come un personaggio un po' estroso e riservato, ma gentile. Nessuno avrebbe mai immaginato potesse fare quanto poi accaduto. In paese era conosciuto per la sua vecchia Citroen 2 Cavalli bianca sulle cui fiancate spiccano due gigantografie che lo ritraggono oltre alle numerose bandierine e al logo dell'Aitf,  l'Associazione trapiantati di fegato, operazione a cui si era sottoposto 22 anni fa.

La colf: "Non dico niente"

La colf 55enne, "l'Orietta" come l'ha sempre chiamata Gottardelli, conferma che il pensionato, nonostante l’età, sia molto lucido e che assassino e vittima erano amici di lunga data. Ma quando le si chiede se sono vere le rivelazioni del 78enne circa una sua presunta relazione con la vittima tronca con un "non dico niente".

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