Ma anche bar, pizzerie e agriturismi

Con il ritorno della Lombardia in zona gialla nel Cremonese riaprono 1.700 ristoranti

La nostra regione è quella con il maggior numero di locali.

Con il ritorno della Lombardia in zona gialla nel Cremonese riaprono 1.700 ristoranti
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Covid: Coldiretti, ritorno Lombardia in zona gialla, riaprono oltre 51mila ristoranti e bar, 1.700 a Cremona e provincia.

Il ritorno della Lombardia in zona gialla

Con il ritorno in zona gialla riaprono oltre 51mila tra ristoranti, bar, pizzerie, oltre che gli agriturismi situati in Lombardia, dopo oltre un mese di chiusura che ha provocato una perdita di fatturato stimata di almeno un miliardo di euro. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al probabile passaggio della Lombardia a zona gialla dall’11 dicembre annunciato dal presidente della Regione Attilio Fontana.

Nel Cremonese riaprono 1.700 locali

La Lombardia – spiega la Coldiretti – è la regione italiana con il maggior numero di locali per il consumo di cibo e bevande fuori casa. A livello provinciale, il primo territorio è quello di Milano con oltre 18mila esercizi, seguono Brescia con circa 7mila, Bergamo con più di 5mila, Varese con quasi 4.000 mila locali, Monza e Brianza oltre 3 mila, Pavia e Como con circa 3mila, Mantova con circa 2.000, Cremona con 1.700, Lecco con circa 1.400, Sondrio con 1.100 e infine Lodi con poco meno di 1.000 esercizi dedicati alla ristorazione.

Gravi difficoltà dei ristoratori

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si sono fatti però sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A pesare – conclude la Coldiretti – sono state anche le limitazioni a carico delle oltre mille aziende agrituristiche con attività di ristorazione che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già adottate e il crollo del turismo.

Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.

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