Aveva 67 anni

Addio al dottor Federico Buffoli primario di Gastroenterologia a Cremona, ha perso la sua battaglia contro la SLA

Il ricordo e il cordoglio di Asst Cremona

Addio al dottor Federico Buffoli primario di Gastroenterologia a Cremona, ha perso la sua battaglia contro la SLA
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Ha perso la sua battaglia contro la SLA il dottor Federico Buffoli, classe 1956, primario di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore e all’Oglio Po per oltre dieci anni.

Addio al dottor Buffoli

Federico Buffoli è un medico e una persona di quelle che non si dimenticano. Entusiasta, innamorato del suo lavoro e dei pazienti, capace, innovatore intelligente e simpatico. È mancato sabato scorso lasciando qualcosa in sospeso destinato a rimanere tale.

Dal 2007 al 2021 è stato il direttore della Gastroeneterologia e Endoscopia digestiva dell’ASST di Cremona e - senza timore di essere smentiti - possiamo dire che grazie alla sua energia e lungimiranza questa specialità è diventata un punto di forza degli ospedali di Cremona e Oglio Po e un riferimento per il territorio. Endoscopista riconosciuto a livello nazionale, negli anni ha saputo costruire una équipe affiatata e competente, oggi diretta con esiti eccellenti da Roberto Grassia, da sempre suo collaboratore.

La diagnosi di SLA

All’improvviso, sette anni fa, nel destino di Federico è arrivata la diagnosi di SLA che ha affrontato con coraggio e determinazione, ma talvolta anche con un senso di rabbia e impotenza. È rimasto al lavoro sino a quando ha potuto. Con le stampelle contava i 185 passi che riusciva a fare da solo dal parcheggio sino al reparto. Lo raccontava con soddisfazione, perché lui voleva farcela, sempre.

Poi, quando camminare e usare le mani era diventato un problema più grande, dal suo studio organizzava, coordinava, insegnava, seguiva il lavoro di sala dai monitor. Era commosso dall’aiuto e dall’affetto dei suoi colleghi-amici. Diceva: «Mi dispiace davvero dover lasciare proprio adesso, era arrivato il momento di mettere a disposizione degli altri la mia esperienza, la manualità conquistata negli anni. Avevo immaginato la fine della mia carriera in modo diverso».

Anche se non ha avuto il tempo che desiderava, Federico Buffoli è riuscito comunque nell’impresa: la sua eredità professionale e umana è qui, solida e inestirpabile, a disposizione di chi lo ha conosciuto.

Federico Buffoli aveva 67 anni.

Il direttore generale Giuseppe Rossi: "Medico e uomo di grande valore"

«Ho conosciuto il dottor Buffoli nel 2019, al mio arrivo a Cremona. E' bastato un incontro per capire di che pasta era fatto. Da subito ho apprezzato la sua intraprendenza e il grande desiderio di fare: aveva molto a cuore gli ospedali di Cremona e Oglio Po per i quali ha iniziato percorsi speculari perchè tutti i pazienti hanno gli stessi diritti. Ci teneva molto ad offrire le stesse opportunità di cura sul territorio. Come teneva molto alla formazione di altro livello e ai suoi collaboratori a cui dedicava tempo ed energie. Basta ascoltare il tam tam dei ricordi che si susseguono in queste ultime ore per rendersi conto del suo valore come medico e come uomo».

Il suo insegnamento nel ricordo di Roberto Grassia

«Ero un giovane neo-specialista quando nel 2008 il dottor Buffoli mi chiese se fossi interessato a lavorare con lui a Cremona. Lui era già una figura di riferimento nel panorama dell'endoscopia italiana soprattutto nell'ambito delle tecniche resettive. Così, fiero e senza dubbi, accettai e giorno dopo giorno ho avuto la fortuna di stargli accanto e vederlo costruire una endoscopia digestiva moderna con uno sguardo sempre volto all’innovazione.

Era attento alla crescita dei collaboratori nel rispetto dei pazienti e della struttura (Prima il Paziente, poi l'Ospedale poi Noi), ma non ti regalava nulla inducendoti ad acquisire abilità operatorie sul campo, col sudore e la dedizione quotidiana.

Nel momento in cui ha iniziato ad avere le prime difficoltà ho avuto ancora modo di imparare: come professionista, quando seduto in sala alle mie spalle guidava con le sue parole i miei gesti; e come uomo, quando adattandosi di volta in volta alla terribile malattia riusciva ad  essere ancora positivo e trasmettere dignità e serenità.

Ancora oggi, nel silenzio della sala, penso a quello che avrebbe fatto ed ai suoi consigli ed a volte rivedo nelle mie mani le sue.

Ciao Federico. Grazie».

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