Soresina, la Casa di Comunità costruisce alleanze: volontariato e operatori insieme per una rete di cura più forte
Disabilità, anziani, fragilità e migrazione al centro di un percorso condiviso tra sanità, servizi sociali e Terzo Settore per rispondere meglio ai bisogni del territorio

Alla Casa di Comunità di Soresina è partito un percorso innovativo di collaborazione tra operatori sanitari, enti pubblici, Terzo Settore e volontariato, con l’obiettivo di rafforzare la rete di assistenza e cura nel territorio cremonese. Un ciclo di focus group tematici, rivolti agli addetti ai lavori, è stato avviato il 10 giugno e proseguirà fino al 17 luglio. Gli incontri riprenderanno in autunno per proseguire fino alla fine del 2025.
Un confronto diretto tra chi cura e chi aiuta
L’iniziativa, promossa da ASST Cremona, Azienda Sociale Cremonese, Forum del Terzo Settore e CSV Lombardia Sud, vuole favorire un confronto concreto e operativo tra tutti i soggetti impegnati nella cura delle persone più fragili. I temi affrontati toccano ambiti fondamentali: disabilità, anziani, minori, migrazione e situazioni di vulnerabilità sociale.
I protagonisti di questi incontri sono professionisti della sanità (medici, infermieri), assistenti sociali, educatori, rappresentanti di associazioni di volontariato e funzionari degli enti locali. Un’occasione per ascoltare punti di vista differenti, scambiare esperienze e costruire strategie comuni.
"L’obiettivo – spiega Giorgio Scivoletto, Direttore Socio Sanitario di ASST Cremona – è costruire il futuro delle Case di Comunità creando connessioni solide tra servizi sanitari, sociali e realtà del volontariato. Solo così possiamo garantire una presa in carico efficace e umana dei bisogni delle persone".
"Vogliamo raccogliere idee, creare sinergie e strutturare collaborazioni che abbiano continuità". aggiunge Valentina Brunelli, Direttore del Distretto Cremonese di ASST. "Questo percorso si inserisce pienamente negli obiettivi del Piano di Zona e del Piano di Sviluppo del Polo Territoriale".
Dal confronto alla condivisione: informare e coinvolgere i cittadini
Secondo Laura Bettoni, Coordinatrice infermieristica delle reti socio-sanitarie dell’ASST di Cremona, il progetto non si limiterà a un confronto interno. Ci sarà anche un momento pubblico per restituire alla cittadinanza i risultati emersi e diffondere capillarmente le informazioni sui servizi disponibili:
"Questo è solo l’inizio di un cammino che durerà molti mesi. Vogliamo che le persone siano protagoniste consapevoli e informate della rete di assistenza del proprio territorio".
Anziani soli: il Punto Unico di Accesso come faro sul territorio
Tema cruciale è il supporto agli anziani soli, spesso privi di un caregiver o di riferimenti stabili. Superare ostacoli sociali e linguistici per facilitare l’accesso ai servizi è una delle priorità emerse.
Tiziana Bolzoni, infermiera del Punto Unico di Accesso (PUA) della Casa di Comunità di Soresina, ha sottolineato:
"I focus group ci permettono di condividere buone pratiche e ideare soluzioni nuove. Il PUA può diventare un punto chiave per ascoltare, valutare e orientare ogni persona verso i servizi più adeguati".
Tutti nella stessa rete: chi partecipa al progetto
Tra i principali soggetti coinvolti nel percorso troviamo il Forum Provinciale del Terzo Settore, che riunisce una quarantina di realtà tra cooperative, fondazioni e associazioni di volontariato operative tra Cremona e Casalmaggiore. La portavoce Donata Bertoletti ha ribadito l’importanza di far confluire le proposte emerse nei tavoli decisionali istituzionali come il Piano di Zona e l’Ambito Distrettuale.
Fondamentale anche il ruolo dell’Azienda Sociale Cremonese, che gestisce i servizi sociosanitari in 47 Comuni del territorio.
A supportare il progetto è infine il Centro di Servizio per il Volontariato Lombardia Sud ETS, che contribuisce al coinvolgimento delle realtà del Terzo Settore e facilita la gestione dei focus group.
Quello avviato a Soresina non è solo un percorso locale, ma un esempio di integrazione concreta tra istituzioni e società civile. Una visione che mette al centro il benessere della persona e costruisce risposte più efficaci grazie alla collaborazione. Un modello che potrebbe ispirare anche altri territori, in un momento storico in cui la cura – intesa nel suo senso più ampio – ha bisogno di essere collettiva, partecipata e sostenibile.