Ospedale di Cremona polo d'efficienza nella cura tempestiva ed efficace dell’ictus
Il 29 ottobre ricorre la Giornata Mondiale dell’Ictus, un disturbo neurologico improvviso dovuto a chiusura (ischemia) o rottura (emorragia) di una arteria cerebrale.
"Il tempo è cervello": l’Ospedale di Cremona si conferma un polo efficiente nella cura tempestiva ed efficace dell’ictus. Il 29 ottobre ricorre la Giornata Mondiale dell’Ictus, un disturbo neurologico improvviso dovuto a chiusura (ischemia) o rottura (emorragia) di una arteria cerebrale.
Ospedale di Cremona polo d'efficienza nella cura tempestiva ed efficace dell’ictus
«A Cremona nel 2021 l’ictus ha rappresentato più del 50% dei pazienti ricoverati in Neurologia. Grazie alle terapie di prevenzione e a quelle ricanalizzanti, però, l’incidenza e la mortalità di questa malattia nei paesi con i sistemi sanitari migliori, come l’Italia, si stanno progressivamente riducendo», spiega Bruno Censori (Direttore della Neurologia dell’Ospedale di Cremona).
«Se quest’anno l’attività in reparto è tornata simile a quello dell’epoca pre-COVID, le terapie ricanalizzanti sono invece aumentate nettamente rispetto al 2020 e anche al 2019. Frutto della più stretta collaborazione con il Pronto Soccorso e la Neuroradiologia e indice che tutta la complessa macchina dell’emergenza ictus funziona in modo sempre più fluido ed efficiente, soprattutto ora che non deve dedicare la maggior parte delle sue risorse alla pandemia», dichiara Censori.
«L’aumento di questi interventi ci incoraggia ancora di più a continuare con le terapie ricanalizzanti, con l’intento di eseguirle in tempi più brevi e cercando di intensificare il trattamento fisioterapico nei giorni immediatamente successivi all’ictus» continua Censori.
« In quest’ottica di miglioramento, presso il reparto di Neurologia sono stati eseguiti alcuni lavori di miglioramento della Stroke Unit Subintensiva, per essere in grado di sorvegliare in maniera sempre più efficace i pazienti nelle prime ore dopo il ricovero » - conclude Censori
Tra 100mila e 200mila casi all'anno
L’ictus colpisce tra 100.000 e 120.000 persone all’anno in Italia. Di queste, circa il 30% è deceduto a 1 anno dall’ictus e circa il 50% dei sopravvissuti presenta una limitazione della autonomia nelle attività della vita quotidiana.
I deficit cognitivi conseguenti all’ictus devono essere ben sottolineati, perché possono pregiudicare gravemente l’autonomia dei pazienti. Perciò, prevenire o curare l’ictus significa anche diminuire i casi di demenza, soprattutto nella popolazione più anziana.
« Nonostante l’importanza della malattia, la conoscenza della natura, delle cause e delle terapie per l’ictus è ancora scarsa. Questo rende importante la diffusione una informazione chiara e ripetuta»- sottolinea Censori - «La chiave per un trattamento efficace è la rapidità della chiamata del 112 da parte dei famigliari all’insorgere dei sintomi. Se si sospetta che sia in atto un ictus non bisogna recarsi in Pronto Soccorso con i propri mezzi, ma si deve chiamare immediatamente il 112. Questo assicura che il paziente entri immediatamente nella sala visita del Pronto Soccorso e venga valutato dal neurologo senza perdere minuti preziosi. Il motto “il tempo è cervello”, che significa che il tempo perso è cervello perso» .
Il percorso per il trattamento del paziente con ictus
«Il percorso del paziente inizia sul territorio: il 112 avvisa il Pronto soccorso dell’arrivo di un paziente con sospetto Ictus», spiega Censori. «Questo consente di attivare, nell’immediato, la consulenza neurologica e organizzare l’esecuzione, nel minor tempo possibile, della TAC e Angio - TC o della risonanza magnetica. È importante capire se c’è un danno ischemico già esteso e identificare un vaso arterioso chiuso per una eventuale trombolisi o trombectomia».
«Il beneficio clinico della trombectomia, ovvero l’asportazione chirurgica del trombo, dipende dalla tempestività dell’intervento. Tuttavia», aggiunge Censori «dalle recenti linee guida in casi selezionati in base ai criteri di imaging è emerso che questo trattamento può risultare efficace sino a 24 ore dall’insorgenza dei sintomi. Naturalmente, in presenza di sintomi, è fondamentale chiamare subito il 112».
«In tutto ciò, la diagnostica gioca un ruolo fondamentale», precisa Laura Romanini (Direttore Radiologia). «Grazie alla riorganizzazione dell’equipe di Neuroradiologia, la fase diagnostica di imaging dello stroke ischemico acuto viene gestita da un Neuroradiologo dedicato H24. Nel caso in cui si renda necessaria una procedura di ricanalizzazione endovascolare con una trombectomia, viene contattato il Neuroradiologo interventista che raggiunge l’ospedale il più rapidamente possibile».
«La procedura consiste nella disostruzione meccanica del vaso cerebrale occluso mediante presidi specifici, cioè cateteri da tromboaspirazione e stent a retrazione, introdotti nell’albero vascolare attraverso l’arteria femorale o, meno frequentemente, le arterie omerale o radiale», precisa Michele Besana (Neuoradiologo interventista). In tutto questo il supporto degli anestesisti è fondamentale.
«Per il Pronto Soccorso essere parte integrante del percorso multidisciplinare per il trattamento del paziente con Ictus è un valore», spiega Francesca Co’ (Direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza). «Migliorare l’approccio ai pazienti tempo dipendenti favorisce la crescita professionale del singolo e del gruppo a vantaggio del malato. Questa è anche la testimonianza che un pronto soccorso è (e deve essere) un reparto a tutti gli effetti; è il luogo dove inizia il trattamento diagnostico e terapeutico, naturalmente questo avviene in collaborazione con gli altri specialisti ospedalieri».
Importante chiamare subito il 112, si può anche con l'app
«In presenza di sintomi come confusione improvvisa, difficoltà visiva e di parola, mal di testa fulmineo, nausea, vomito è importantissimo chiamare subito il 112», afferma Ugo Rizzi (Responsabile AAT - AREU Cremona). «I sanitari dell’emergenza intervengono praticando le prime cure essenziali a casa del paziente, valutano e confermano i sintomi, allertano il centro di riferimento più idoneo, che nel nostro territorio è l’Ospedale di Cremona. Non solo; i pazienti gravi vengono stabilizzati nell’immediato: in caso di arresto respiratorio si pratica subito l’intubazione. In sintesi, il trasporto in ambulanza è protetto e consente di guadagnare tempo prezioso per la vita del paziente».
«Non tutti sanno che il 112 può essere attivato anche attraverso l’applicazione Where Are U, scaricabile dal sito www.areu.lombardia.it. Questo sistema consente anche alle persone che non riescono a parlare di effettuare la chiamata, essere geolocalizzate e soccorse», conclude Rizzi.
Dopo l'evento acuto e la dimissione: c'è l'ambulatorio delle malattie cerebrovascolari
«Dopo la dimissione», afferma Censori «le fasi che un paziente deve affrontare sono tre: la neuro riabilitazione, da praticare presso la riabilitazione ospedaliera o in strutture specialistiche che nel territorio di Cremona sono numerose e qualificate. La corretta esecuzione della terapia di prevenzione secondaria, con anticoagulanti o antiaggreganti, per evitare un secondo ictus. In questa fase è molto importante anche la collaborazione con il cardiologo perché diverse malattie cardiologiche posso generare emboli diretti al cervello che devono essere identificate e trattate in modo specifico. Altrettanto fondamentale è il controllo dei fattori di rischio vascolare. Pressione arteriosa sotto 130/80, colesterolo LDL (è quello cattivo) sotto 55 mg%».
«Queste tre componenti della fase post-ricovero vengono controllate grazie all’Ambulatorio delle Malattie Cerebrovascolari della UO Neurologia, dove tutti i pazienti dimessi vengono visitati una prima volta a distanza di uno/tre mesi dall’ictus e successivamente in tutti quei casi che richiedono un controllo più stretto», termina Censori.