Non solo monoclonali: sperimentati due nuovi antivirali "in pillola"
Farmaci in pastiglia di semplice somministrazione e rivolti principalmente ai pazienti over 60. Le aspettative sono alte: "Per la fine dell’anno potremmo avere i risultati sulla loro efficacia".
Due nuovi farmaci antivirali "in pillola" per il trattamento precoce del Covid-19. All'Ospedale Savoia di Torino è iniziata la terza fase di sperimentazione del medicinale che, dopo la terapia a base di anticorpi monoclonali, può rappresentare una nuova arma per contrastare la pandemia.
Due nuovi antivirali "in pillola" contro il Covid
Si tratta di farmaci in pastiglia, di semplice somministrazione. Sotto la Mole la sperimentazione è appena partita: la terapia è rivolta a pazienti over60 e le aspettative sono alte.
"In questo momento gli arruolamenti sono aperti, riferisce Giovanni Di Perri, virologo dell’ospedale Amedeo di Savoia. “Io credo che per la fine dell’anno potremmo avere dei risultati di fase 3, quindi di efficacia e considerando l’urgenza di approvazione non passerà molto tempo perché il farmaco venga distribuito in modo universale”.
Potrebbe essere una svolta nella lotta alla pandemia, ma resterà cruciale la tempestività. Il farmaco infatti va somministrato non più di 5 (massimo 10) giorni dal contagio.
E gli anticorpi monoclonali?
Come noto da diverso tempo, il Covid-19 può essere efficacemente aggredito anche con un’altra arma: gli anticorpi monoclonali, indicati soprattutto per i fragili. Ma a cui molti non arrivano in tempo in quanto il sistema è troppo lento nella diagnosi prima e nell’indirizzamento dei pazienti poi.
“Avevamo preparato - continua Di Perri -, pensando che sarebbe stato un successo che avrebbe generato un certo entusiasmo, 25 postazioni di somministrazione di anticorpi monoclonali. Nel giorno in cui ne ho fatte di più, ne ho fatte 11”.
Sono state, infatti, solo 400 le infusioni di monoclonali tra l’Amedeo e gli altri centri del Piemonte in un periodo con circa 60mila nuovi positivi. Per i medici di base la soluzione, in un meccanismo al momento spezzettato in troppi passaggi, sta nel moltiplicare i punti di somministrazione e semplificare le modalità di accesso.
“La possibilità per i medici di medicina generale è quella di poter richiedere i trattamenti direttamente. O attraverso una prescrizione o attraverso i contatti con gli operatori degli ospedali”, afferma Roberto Venesia, segretario Regionale FIMMG. “Solo in questo modo potremmo diffondere una terapia che è indubbiamente estremamente efficace".