L'Ospedale di Cremona primo in Lombardia per prelievo di tessuti
«Un risultato per nulla scontato che premia l’impegno e la motivazione degli operatori».
Grazie ad un lavoro di équipe consolidato nel tempo, l’ospedale di Cremona è primo in Lombardia per il prelievo di tessuti.
Il dg Rossi «Un risultato per nulla scontato che premia l’impegno e la motivazione degli operatori. Non solo. Un alto numero di donazioni è un indicatore di qualità delle cure prestate dall’intera struttura».
L'Ospedale di Cremona primo in Lombardia per prelievo di tessuti
Nel campo della donazione organi, Cremona è un modello da seguire: l’ospedale cittadino, infatti, è al primo posto in Lombardia per il prelievo di tessuti. È quanto emerso dai dati presentati ieri mattina, mercoledì 22 giugno 2022, presso la direzione generale dell’Asst di Cremona da Giuseppe Piccolo (Responsabile del Coordinamento Regionale per i Trapianti) con il supporto di Marco Sacchi (Referente del Programma di Donazione nel Coordinamento Regionale Trapianti).
All’incontro, che aveva lo scopo di condividere la mappa delle donazioni di organi e tessuti in Lombardia e riconoscere il valore degli ospedali virtuosi, hanno partecipato Giuseppe Rossi (Direttore generale), Rosario Canino (Direttore sanitario), Federica Pezzetti e Francesca Bianchi (Direzione Medica), Alberto Silla (Direttore DAPS), Enrico Storti (Direttore Dipartimento Emergenza Urgenza e Direttore UO Anestesia e Terapia Intensiva), Alberto Bonvecchio, (Responsabile del Coordinamento Donazione Organi e Tessuti Asst di Cremona), Verena Bolchi ed Elisa Pizzera (infermiere del Coordinamento Donazione Organi e Tessuti).
I due attestati
A loro sono stati consegnati due attestati per l’impegno profuso nell’attività di procurement (cioè recupero organi e tessuti). Fatta eccezione per il 2020, in cui la pandemia ha stravolto il percorso di cura e presa in carico, nel 2021 i dati registrati all’Asst di Cremona confermano il trend in crescita con 42 riceventi di organi e 123 prelievi di tessuti a favore di oltre 3500 pazienti che hanno potuto essere curati.
«A Cremona l’attività di donazione si è sviluppata ancora prima che fossero definite le linee guida regionali. Ciò è stato possibile attraverso un lavoro di team e grande coesione tra operatori sanitari e reparti di riferimento» ha affermato Giuseppe Piccolo. La costituzione di una unità operativa dedicata ha rafforzato l’assetto operativo già consolidato nel tempo: «Il modello Cremona sta diventando un riferimento per altri presidi a livello regionale».
Ciò dipende dalla buona organizzazione e dalla rete di relazioni tessuta negli anni che si estende ben oltre i reparti di emergenza e urgenza (Pronto Soccorso e Terapia intensiva) ha sottolineato Marco Sacchi. «Questi risultati sono frutto di una cultura della donazione coltivata nel tempo. La competenza e la sensibilità degli operatori – in primis - ha permesso di costruire una squadra che trova nei vari reparti coinvolti infermieri e medici estremamente motivati a lavorare dentro questo percorso».
Il dono diventa cura
«Il risultato conseguito da Cremona in fatto di prelievi di organi e tessuti fa emergere l’importanza di una visione d’insieme, sia dal punto di vista organizzativo che operativo» ha precisato Enrico Storti. Visione che consente al dipartimento di emergenza e urgenza di ampliare il margine d’azione al di fuori dei luoghi consueti (come ad esempio la Terapia Intensiva), coinvolgendo tutti i reparti, dal pronto soccorso all’hospice.
«Questa attività richiede dedizione e va intesa come una parte integrante del nostro lavoro di sanitari. In tal senso diventa fondamentale intercettare le persone sensibili all’opportunità del dono. La morte del paziente non può coincidere con la fine della cura: la donazione è un inizio e per chi è in attesa rappresenta una possibile rinascita».
Partendo da questa idea, la presa in carico del paziente non si conclude più con il termine dell’assistenza e con la morte, ma con la donazione. «In generale – aggiunge Piccolo - il percorso di donazione funziona bene laddove c’è una realtà che tratta bene il paziente neuroleso o con arresto cardiaco. In ospedale la donazione è un effetto collaterale positivo della buona cura dei malati».
«Questo riconoscimento è un valore estremamente positivo – commenta Alberto Bonvecchio - sintomo non solo dell’efficacia del sistema del dono, ma della buona cura. Saper trattare il donatore non è semplice: comporta la gestione dei ricoveri a favore della migliore presa in carico possibile. Questo vale in particolare per quei pazienti che seguono un percorso di guarigione. Chi non può guarire rientra in una dinamica di continuità assistenziale e terapeutica, in modo che (dopo il decesso) possa diventare la medicina per un’altra persona».
La donazione di organi «ha la stessa vitale importanza della donazione dei tessuti - continua Bonvecchio. Alcuni hanno grandissima incidenza sulla qualità di vita della persona. Penso alle cornee, uno dei maggiormente trapiantati. Il prelievo non deve essere considerato un’attività extra, qualcosa che si fa “in più”, ma è una parte fondante del lavoro di un operatore sanitario. Questo vale per tutti i reparti».
Prelievo cornee: progetto innovativo
Fra i progetti innovativi dell’Asst è contemplato un nuovo modello organizzativo per il prelievo delle cornee, lo affermano Elisa Pizzera e Verena Bolchi (infermiere del Coordinamento Donazione Organi e Tessuti) che da poco hanno completato un percorso di formazione dedicato.
«È un progetto in cui crediamo tantissimo - afferma Elisa Pizzera. Oltre all’importanza di poter agire come prelevatori, questa modalità permetterà di sostenere il procurement delle cornee dentro i nostri ospedali e nel tempo di estenderlo anche alle altre strutture del territorio. Durante la formazione mi sono trovata più volte a contatto con persone in attesa di trapianto o appena trapiantate: è in quel momento che capisci l’importanza di questo gesto e la bellezza di tornare a vivere grazie alla donazione».
Per chi si occupa di cura, «la donazione di organi e tessuti implica un cambio di prospettiva» precisa Verena Bolchi. «L’infermiere nasce con l’attitudine di condurre il paziente verso la guarigione o la riconquista di una buona qualità della vita. È chiaro che questo non succede sempre: di fronte alla morte, è importante dare al paziente e soprattutto alla famiglia – spesso destinataria della scelta – l’opportunità di valutare il gesto del dono, per superare la sofferenza e dare un senso a ciò che sta accadendo».
Come diventare donatore
È possibile dichiarare o meno il proprio consenso alla donazione di organi e tessuti al rinnovo della carta d’identità, presso l’anagrafe del Comune di residenza. Inoltre, è possibile dire sì sul sito dell’Associazione Italiana Donatori di Organi (AIDO), con procedura online tramite Spid (Identità Digitale). Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.sceglididonare.it
(Foto di copertina: da sx Elisa Pizzera, Sonia Bonoli, Verena Bolchi e Alberto Bonvecchio Coordinamento donazione)