Il metano che non sentiamo, ma respiriamo: "C'è puzza di gas" anche nel Cremonese
Monitoraggi di Legambiente rivelano microperdite di metano in sette infrastrutture cremonesi: emissioni continue che minacciano clima e salute

Nel Cremonese, i monitoraggi di Legambiente hanno rilevato microperdite di metano in sette infrastrutture del gas, principalmente di livello basso ma diffuse. Questi dati sottolineano l’importanza di intensificare i controlli per ridurre emissioni che impattano clima e salute pubblica.
(Foto di copertina: l'impianto di Madignano)
"C'è puzza di gas" anche nel Cremonese
Anche la provincia di Cremona al centro dell’attenzione per le emissioni di metano nelle infrastrutture del gas. Nel corso della quinta tappa lombarda della campagna nazionale “C’è puzza di gas – Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, condotta da Legambiente tra il 24 e il 26 giugno 2025, sono state effettuate rilevazioni in sette diversi impianti cremonesi, confermando la presenza di microperdite di gas fossile che rappresentano un rischio per il clima e la salute pubblica.
Sette impianti monitorati
Le infrastrutture analizzate nel Cremonese comprendono quattro impianti di regolazione e misura – situati a Madignano (due impianti), Pandino e Sergnano – un pozzo produttivo non erogante a Soresina, oltre a una centrale di stoccaggio e una stazione di valvole nel comune di Sergnano.
Sono stati osservati complessivamente 13 elementi fra flange, valvole e tubature, utilizzando un “naso elettronico” che rileva le concentrazioni di metano in parti per milione (ppm).
I dati raccolti
Dai dati raccolti emerge che nove degli elementi monitorati presentano concentrazioni medie di metano di livello basso (tra 10 e 100 ppm), mentre i restanti quattro sono stati classificati come irrilevanti (concentrazioni inferiori a 10 ppm). Pur non raggiungendo livelli medi o alti come in altre province lombarde, queste emissioni indicano comunque perdite diffuse e persistenti lungo la rete del gas fossile.
Un rischio silenzioso per clima e salute
La provincia di Cremona si inserisce così nel quadro regionale delle emissioni di metano, un gas con un potenziale climalterante fino a 86 volte superiore a quello della CO₂ nei primi 20 anni. Secondo l’IPCC, il metano è responsabile di oltre un terzo del riscaldamento globale e contribuisce alla formazione di ozono troposferico, nocivo per le vie respiratorie e causa di migliaia di morti premature.
Dati cautelativi
È importante sottolineare che le misurazioni sono state effettuate da distanza, fuori dal perimetro degli impianti, quindi i valori rilevati sono probabilmente sottostimati. Una misura più ravvicinata evidenzierebbe probabilmente concentrazioni maggiori e più diffuse, indicando un’urgenza crescente nel controllo delle infrastrutture.
"La Lombardia rimane la regione italiana con il maggior consumo di energia da fonti fossili", ricorda Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. "Nel Cremonese, come altrove, è indispensabile accelerare la transizione energetica, con interventi concreti per ridurre le emissioni e fermare nuove concessioni per idrocarburi".
Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, aggiunge:
"Il nostro Paese è in ritardo sul fronte degli impegni internazionali per il taglio delle emissioni di metano. Serve un quadro normativo chiaro e applicato con rigore, per evitare di compromettere gli obiettivi climatici europei e tutelare la salute dei cittadini".