Donazione organi e tessuti: a Cremona di parla di storie di rinascita
Un incontro pubblico tra testimonianze, scienza e umanità per sensibilizzare i cittadini sul valore della donazione

La vita in dono "Come una piantina che mette nuove radici": storie di sanitari, familiari e pazienti trapiantati, un incrocio di destini dentro la speranza. L’appuntamento con il libro “Volti di rinascita” e molti ospiti è per il 14 aprile 2025 alle 17 in Sala Zanoni (via del Vecchio Passeggio 1 Cremona).
Storie di rinascita
«La vita in dono» è il titolo dell’incontro che si svolgerà a Cremona lunedì 14 aprile 2025, alle ore 17 nella sala eventi di Spazio Comune in piazza Stradivari.
L’iniziativa è organizzata dall’Asst di Cremona in occasione della Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti, con la collaborazione dell’Ats Val Padana, del Comune di Cremona e della sezione provinciale dell’Aido.
Scopo dell’evento è sensibilizzare i cittadini attraverso le testimonianze di chi ha ricevuto la donazione di un organo, e dei familiari di chi gli organi li ha donati; dei sanitari che si trovano a comunicare in situazioni delicate e agire con tempestività per coordinare tutti i passaggi dal prelievo al trapianto. Un incrocio di destini, fatti di malattia, dolore, competenze specialistiche, ma soprattutto di rinascita, speranza e umanità.
Le istituzioni saranno rappresentate dal sindaco di Cremona Andrea Virgilio, dal direttore generale dell’Asst di Cremona Ezio Belleri e dal Direttore sanitario dell’Ats Val padana Pietro Superbi.
Partecipano al dibattito (in ordine alfabetico): Alberto Bonvecchio (Direttore Coordinamento ospedaliero di procurement Asst Cremona), Gianluca Damato (figlio di una donatrice), Simone Frontoni (paziente trapiantato), Gianluca Galimberti (papà di una donatrice), Andrea Lari (Dirigente delle professioni sanitarie Ats Val Padana), Stefania Mattioli (responsabili comunicazione e relazioni esterne Asst Cremona), Paola Pecchini (responsabile Nefrologia Ospedale di Cremona), Francesco Pietrogrande (Presidente AIDO sezione di Cremona), Elisabetta Quinzani (paziente trapiantata), Sergio Vesconi (Direttore Scientifico Fondazione Trapianti Onlus Dialogo).

Presenti in sala il Team del Coordinamento ospedaliero per la donazione degli organi: Sofia Ananiadou e Angela Ribola (specialiste in Anestesia e Rianimazione), Scilla Pagni (Referente organizzativo DAPSS Prelievo organi e tessuti), Olga Kouadio e Sonia Bonoli (Infermiere Terapia intensiva).
Storie di gratitudine
Sono 55 ma potrebbero essere 55mila le storie raccolte nel libro «Volti di rinascita», curato da Leonio Callioni e Francesca Boldegrini (Baldini e Castoldi editore), che sarà presentato dal professor Vesconi durante l’incontro.
«Cinquantacinque mila è il numero dei trapiantati viventi in Italia, ognuno di loro è anche una storia che vale la pena di essere raccontata, ascoltata e compresa. Soprattutto perché il trapianto è la cura estrema che arriva quando a causa di una malattia grave non c’è più niente da fare. È un passaggio fra una vita che non c’è più e una vita in attesa di un’altra possibilità».
Lo dicono bene e in diversi modi i cinquantacinque protagonisti che hanno affidato alla parola scritta la loro esperienza, come Andrea che dopo 26 anni di dialisi ha ricevuto il trapianto di rene «mai nella mia vita avevo considerato questa ipotesi e mai mi ero soffermato a pensare alla donazioni di organi (…) la voglia di vivere è troppa per farsi rallentare dalle limitazioni».

Basta leggere la storia di Cristina, che di cuori ne ha ricevuti tre, per capire qual è il senso di diventare donatori: «ogni volta mi sono sentita pervasa da un’incontenibile carica vitale»; o di Claudia che descrive la meraviglia del «colore azzurro del cielo sopra di me, mentre ero stesa sulla barella nel breve tragitto dell’ambulanza fino all’ospedale. Un azzurro intenso, che ho gustato in ogni sfumatura, perché non sapevo se lo avrei rivisto ancora».
E poi c’è l’energia contagiosa di William che dopo il trapianto è letteralmente impazzito di gioia, «nei primi dieci anni dal trapianto mi sono sposato, ho avuto due figli stupendi. Mi reputo fortunato perché ho vissuto momenti intensi e indimenticabili. Tutto grazie al mio donatore e al suo gesto d’amore» e civiltà.
Donare è aver cura dell'altro
Nel libro esce con forza un sentimento di riconoscenza verso i sanitari, che di questi tempi è bene non dare per scontato: «Penso che facciano il lavoro più difficile del mondo perché avere a che fare con la sofferenza umana è una prova continua e dolosa» spiega Giorgia. «Si sono caricati del mio dolore e hanno goduto della mia gioia».
Da tutte queste voci si percepisce che «La vita non finisce mai davvero»; che donare gli organi significa dare ad altre persone la possibilità di stare bene, di alleviare le sofferenze e continuare ad essere. Per chi resta è uno dei modi possibili di attraversare il dolore del lutto.
Continuare a parlare di donazione è importante e bisogna farlo in modo normale perché la donazione non dovrebbe essere un accadimento eccezionale: dietro l’aspetto tecno-biomedico, c’è il superamento del limite del singolo e della morte stessa, la donazione in fondo è la cura dell’altro.
Come dichiarare la propria volontà
Il consenso alla donazione di organi può essere espresso al rinnovo della carta d’identità nel comune di residenza, oppure sul sito dell’Associazione Italiana Donatori di Organi (AIDO), con procedura online tramite Spid.
Per informazioni: www.sceglididonare.it