Rsa riaperte

Abbracci non più virtuali nel primo weekend di visite nelle case di riposo: ma la "Green card" basta davvero?

Il problema secondo Burioni è il tampone nelle ultime 48 ore: "E' un pericolosissimo controsenso. Dal punto di vista medico, gli unici che potrebbero muoversi con maggiore libertà sono i vaccinati e i guariti. Il resto è una sciocchezza".

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Con l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza si riaprono le porte delle case di riposo di tutto il Paese.

Nel weekend appena passato si sono viste reazioni emotivamente molto forti e pianti di gioia che si sono sciolti in abbracci negati per lunghi mesi.

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Ma quali sono i criteri per entrare in sicurezza nelle Rsa e, soprattutto, sono davvero efficaci? Il noto virologo Roberto Burioni avanza più di un dubbio in particolare su una delle tre condizioni valide per poter accedere: il tampone fatto entro le 48 ore precedenti.

Si torna a far visita ai propri cari nelle Rsa con il certificato verde

Si torna a fare visita ai propri cari ricoverati nelle Rsa. L'ordinanza, valida fino al 30 luglio, subordina la possibilità di visita nelle Rsa al rispetto del documento adottato dalla Conferenza delle Regioni e integrato dal Cts che prescrive una serie di precauzioni e di limitazioni. A partire dal fatto che solo chi è in possesso di certificato verde può accedere.

Quali sono i criteri richiesti per il certificato verde?

  • avvenuta vaccinazione contro il Covid
  • guarigione dal Covid con relativa presenza nell'organismo di anticorpi contro Sars-Cov-2
  • tampone molecolare negativo effettuato 48 ore prima

All'ingresso i visitatori dovranno esibire la certificazione verde, compilare un questionario sulla buona salute e passare al termoscanner. Massimo rigore sui dispositivi di protezione: dalle mascherine (almeno Ffp2) ai dispenser per l'igienizzazione delle mani. Tranne casi eccezionali sono ammessi al massimo due visitatori per ospite. Prediligere, laddove sia possibile, gli incontri all'aperto.

I dubbi sul tampone a 48 ore avanzati da Burioni

Ricordando che non esiste alcuna situazione a rischio zero, si è riusciti a trovare una formula sicura? La comunità scientifica avanza qualche dubbio; a farsi portavoce delle ritrosie è Roberto Burioni.

"Il tampone recente per avere il 'green pass' è un pericolosissimo controsenso. Dal punto di vista medico, gli unici che potrebbero muoversi con maggiore libertà sono i vaccinati e i guariti. Il resto è una sciocchezza".

Il virologo dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, su Twitter, ha così espresso nei giorni scorsi i suoi dubbi. Il tampone è "un'istantanea che fotografa quello che è il momento specifico", sottolinea l'esperto, una persona può, per esempio, infettarsi 5 minuti dopo essersi sottoposta al test.

"I tamponi sono uno strumento che abbassa la possibilità di contagio, ma ci sono stati diversi focolai in contesti dove le persone venivano ammesse solo con tampone negativo, come nel caso dell'American Dinasty. Mentre i vaccinati sono poco contagiosi, chi ha un tampone negativo può infettarsi e infettare. E' diversa la sicurezza data dalla vaccinazione rispetto al tampone negativo", ha nuovamente ribadito il virologo.

Sulla possibilità di aprire comunque a coloro che sono in possesso esclusivamente di un tampone negativo perché vorrebbero vaccinarsi ma non è ancora giunto il loro turno Burioni chiarisce:

"Quelle illustrate sono questioni scientifiche, poi le decisioni le prendono i politici, che devono considerare gli elementi sanitari e i diritti dell'individuo. Noi medici possiamo ricordare che bisogna vaccinarsi il più possibile e che la strada maestra per uscire da questo brutto incubo è quella".

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