Premiato da Mattarella

Il primario dell'ospedale di Bergamo: "Qui i pazienti faticano ancora a guarire"

"Ora rivalutare tutti i pazienti che abbiamo dimesso in questi mesi, che sono sopravvissuti ma che non sempre sono guariti".

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Fabiano Di Marco, 46 anni, primario di Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è fra i 54 "eroi della pandemia" che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Repubblica.

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"Qui i pazienti faticano ancora a guarire"

Orgoglioso per il riconoscimento giunto dal Presidente della Repubblica ("E' stata celta una persona, ma ha premiato il lavoro di un intero gruppo"), il medico fa il punto sulla situazione nel nosocomio lombardo che forse più di tutti ha dovuto resistere all'assedio del Covid-19. Valutazioni preziose, che tengono conto anche del dibattito degli ultimi giorni innescato da Alberto Zangrillo del San Raffaele.

"Fortunatamente non abbiamo più nuovi casi, intesi come gravi insufficienze respiratorie. Ricoveriamo pazienti con tampone positivo sì, ma è una cosa un po' diversa e richiede semmai uno sforzo più in termini di organizzazione all'interno dell'ospedale (complicata anche perché ci sono tutti percorsi doppi).

Il problema è che abbiamo ancora una serie di pazienti ricoverati che fanno fatica ad uscire, a guarire. E l'altra fase, la più importante in questo momento, è rivalutare tutti i pazienti che abbiamo dimesso in questi mesi, che sono sopravvissuti ma che non sono sempre guariti. E qui a Bergamo purtroppo saranno tanti e cercheremo di fare il nostro meglio per seguirli.

Noi siamo stati cauti per giorni dopo la fine del lockdown, adesso passata qualche settimana non vediamo nuovi casi di pazienti in terapia intensiva, ma - ripeto - ce ne sono molti che fanno fatica ancora a uscirne, anche dopo mesi di ricovero, per cui ottimismo sì, ma anche cautela e attenzione ai nostri comportamenti".

A colpire maggiormente Di Marco, in questi mesi sono stati alcuni colleghi, medici anche loro, che si sono ritrovati affetti dalla malattia.

"Lasciano il segno, perché tolgono il camice e mettono il pigiama: vedere che un medico vi chiede di essere consolato e rassicurato ci fa capire quanto è importante ancor più per chi medico non è, ricevere attenzioni. Anche quando non avevamo certezze, cercavamo di trasmettere tutta la sicurezza possibile a chi ci stava intorno".

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